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annotazioni 315

di Giovanni Scilitze, uno degli scrittori della storia Bizantina. Ecco le sue parole: «Robertus adbibita celeritate Regium capii, urbem magnam et illustrem, ubi consueverat Dux Italiae commorari; quod ibi essent et magnificae domus, et eorum quae ad victum necessaria sunt, copia multa». Donde si vede ancora che il nome d’Italia sotto gli ultimi tempi del dominio bizantino (quando la Puglia era quasi tutta occupata da’ Longobardi) tornò ad avere presso i Greci quella stessa angusta e speciale significazione che aveva presso gli antichi. Passò poi questo nome colla conquista di Reggio al Normanno, il quale si compiacque di continuare ad intitolarsi Duca di Calabria o d’Italia. E quel ch’è più, anche i re Svevi ed Angioini tra i loro titoli conservarono quello di re d’Italia; titolo che porse loro protesto di aspirare al dominio della vera Italia, come fece più di tutti, e con molto successo, re Roberto.


CAPO TERZO. §. V. Quando le Chiese di Calabria furono restituite alla Sede Apostolica. — Secondo Cristiano Lupo le chiese di Calabria e di Puglia non furono restituite diffinitivamente al Pontefice che da re Guglielmo II ne’ Concordati con papa Adriano IV: «Normanni tandem invasore utramque Siciliam, Episcoposque subtraxerunt Constantinopolitano. Sedi autem apostolieae nunquam reddiderunt usque ad Adrianum IV Pontificem et Guillielmum II Siciliae Regem, de quibus in supplemento Sigiberti Gemblacensis Robertus Montensis». Ciò però è oppugnato e contradetto da altri storici, non meno degni di fede che il Lupo.


Sulla Chiesa Greca di Reggio. — Mi piace trascrivere le parole del dotto Assemani (de rebus neap. et sicul.): «Certe in Rhegiensi Ecclesia Latina Cathedralis et Graeca reperitur, atque ideireo graeca ibi Ecclesia adpellatur usque in hodiernnm diem Catholica, quia Cathedralis Metropolitana fuerat, antequam Latina per Nortmannos erigeretur. Ed il Morisani (de Protopapis): Rhegii itaque, inducto latino Archiepiscopo, quum tanquam in urbe Calabriae principe, et Ducis Graecorum sede, tum ejus ritus Presbyterorum, quum vero et illius gentis hominum copia esset, illud opportune provisum, ut omnes Presbyteri Graeci uni Ecclesiae addicerentur; in qua, non modo esset, qui Graecorum omnium, sive permanentium, sive adventantium, sive succedentium curam haberet, veruni etiam ritus et succcssio servaretur in gente, constituto communi corpore sive Collegio, cui Protopapas omnium Curator praeesset, non sine Deutereo suo, qui ejus vices suppicret».


§. VII. Racanello e non Bassanello o Busento. — Dicendo io Racanello e non Bassanello o Busento come si legge comunemente ne’ cronisti seguo le osservazioni di Tommaso Aceti nelle note al Barrio: e son queste: «Bassanellum flumen ignoratur, Busentum prope Consentiam scapham non patitur, praesertim mense julio quando pugnatnm est; ideireo fluvium hunc Racanellum fuisse, Cylistarnum olim dictum, in tractu Rossanensi ac Thurino, Tarentinoque finitimo, ad manus conserendas aptissimo, credendum est».


CAPO QUARTO. §. II. Andronico. — Questo Andronico da Lupo Protospata è chiamato il Despota Nico; Basilio Bugiano è chiamato Catapano