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capo quinto 299   

si vennero imbattendo. E s’inoltrarono sino alla chiesa dell’Itria, la quale fu da loro empiamente profanata, spogliata, ed arsa. Avendo riferito intanto i Reggini che ritornavano, come il Turco già a gran passi si approssimava alla città, da tutti i canti levaron le donne grida di spavento. Si suonarono le campane all’armi; tutti a disperata difesa si approntarono. Ma la cosa finì diversamente di quel che si temeva: perciocchè i Turchi vedendosi impacciati per tutto da’ folti e spessi alberi, temendo le strade battute, evitando i luoghi sospetti, ne’ quali si figuravano un aguato ad ogni pie’ sospinto, procedevano verso la città assai lenti e misurati. Le loro trombe sonarono finalmente a raccolta, al che se essi abbiano assai volentieri obbedito, non è a dire. Arrabbiato Cicala per l’infelice successo delle sue operazioni, il giorno appresso si ricondusse con tutti i suoi sulle navi, che da Motta San Giovanni si erano a Reggio appressate; e sciolse da questi lidi per non più ritornarvi. Seppesi poi la nuova della sua morte, avvenuta pochi mesi appresso in Costantinopoli.

FINE DEL LIBRO SESTO.