Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/301

   276 libro sesto

dimenticate le lettere, nè le arti liberali; ottenuta in fine la regia Udienza del Tribunale.

Parecchi illustri uomini reggini fiorirono ancora nel corso del cinquecento, come il cappuccino Bernardo Molizzi, detto il Georgio, che fu uno de’ fondatori del Convento de’ Cappuccini di Reggio; Lodovico Cumbo, Simone Fornari, Giovanni Boccanelli, Giovanni Nicola Spanò, Girolamo Tagliavia, Lodovico Carerio, ed il Cantore Antonio Tegani. Chiari e valorosi guerrieri furono Bernardino Fumari, Fra Paolo, e Fra Giuseppe Monsolino, e Giovanni Paolo Francoperta.

VI. Agli sconvolgimenti civili tennero dietro quelli della natura. Addì sedici di decembre del 1560 si sprofondò e restò assorbita dal mare la contrada Nacareri, che finiva in promontorio in quel punto, dove oggi è la contrada Cannameli. E dopo due anni, a’ venti di ottobre del 1562 si profondava l’antico promontorio Reggino, che i moderni conobbero col nome di Punta di Calamizzi, donde si vedeva gran parte della marina di Reggio sino alla porta della Dogana. La punta di Calamizzi formava una deliziosa contrada, che per la sua situazione riusciva freschissima e salubre ne’ mesi estivi. Chi stava sopr’essa, guardando dal lato di tramontana vedeva le amene collinette di Pentimeli, e tutta la riviera che da ivi si stende sino alla Catona. Dal lato di mezzodì correva la vista a Ravagnesi e San Leo, e dal seno della Motta San Giovanni sino alla punta di Pèllaro, abbracciando in quell’aprico orizzonte il nevoso Mongibello, e quasi tutta la stesa orientale della riviera di Sicilia. Guardando finalmente a levante vagheggiavansi le colline che dolcemente si digradano verso Reggio, ed i dilettosi villaggi di Vito, Còndora, Nasiti, e Cannavò. La punta di Calamizzi si protendeva a più che mezzo miglio nel mare, e verso il Castel nuovo faceva una sinuosità, a cui soprastava la contrada di Dragoneri, la qual terminava colla marina della città. Ivi abitava anticamente in umili e vecchie casipole un gran numero di pescatori, e di altra povera gente; ma fin dal principio del decimosesto secolo si era cominciato a fabbricarvi casine e ville deliziose, dove nella state mutavano la lor dimora gli agiati cittadini a godersi quell’aria gioconda di una perenne freschezza. Era quivi una chiesa di Santa Maria della catena; e contigua a questa punta sino alla contrada Ragaglioti, che aveva fine alla fiumara di Santagata, correva un terreno paludoso ed inculto, che tale continuò poi per molto altro tempo.

Nell’ottobre adunque del 1562 gli abitatori del detto promon-