Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/299

   274 libro sesto


Come il governo spagnuolo ebbe spia de’ nuovi apparecchi contro lo Stato napolitano, provvide che tutte le provincie fossero messe in attitudine di gagliarda difesa; ed il duca d’Alba vicerè, a prevenir la tempesta che si andava ingrossando, si cacciò con intrepida celerità negli Stati pontificii. Ma si patteggiò una tregua di quaranta giorni; ed intanto il papa aspettava ansioso la discesa de’ Francesi a suo soccorso. Finalmente dopo varii casi di guerra nello Stato romano e nel Regno si ultimò la pace, ed i Francesi se ne tornarono in casa loro. Ma si continuarono nondimeno le sciagure a queste nostre regioni: imperciocchè il Turco, il quale per effetto della lega colla Francia era già tornato in Italia con un’armata forte di centoventi galee, quantunque vedesse pacificata ogni cosa, non volle ritrarsene, senza sfogar prima la sua rabbia contro i Cristiani. L’armata ottomana era sotto il comando del pascià Mustafà, il quale passando per lo stretto di Sicilia (1558) tentò di metter piede in Reggio agli 8 di luglio; ma veduta questa città preparata a difendersi con fermezza, scorse sino alla torre di Gallico, e gittandosi su quella costa vi andò danneggiando il paese sin presso a Sant’Antonio di Scaccioti, menando distruzione di alberi, di case, e di uomini. Uscito poi del Faro, s’inoltrò sino al golfo di Napoli, diede il guasto a Sorrento, e trasse seco assai prede e prigionieri. Rientrando poi nel canale a’ 6 di agosto fecero i Turchi segnale di volere aver pratica co’ Reggini, ed ottenutala, vi fu scambio e traffico di varie merci; e varii de’ nostri ch’erano loro prigionieri, furono riscattati; e per un’intera giornata si conversò in buona fede: e poi ripartirono.

Da ultimo dopo tante guerre funeste che travagliarono sì gran parte d’Europa, fu conchiusa la pace tra Spagna e Francia. E queste nostre provincie, ch’erano state così crudelmente affaticate e conquassate dalle invasioni turchesche, parevano prender respiro. Ma nondimeno le vessazioni gravissime del governo vicereale le avevano condotte in fondo di ogni abbiezione.

V. Cominciava già il Regno a sentir gli effetti della sua dipendenza da una vasta e lontana monarchia. La quale, anche con tutta la buona volontà che se le volesse supporre, e con tutta l’energia di che fosse capace, non poteva mai giungere ad amministrar con giustizia e con vigore parti così disparate. Queste, cadute sotto le unghie di avidi ed ambiziosi amministratori stranieri, poco sorvegliati dal governo centrale, tanto avviluppato nelle guerre d’Europa, erano in ogni peggior maniera vessate ed emunte. E tanto la forza delle leggi e dell’autorità s’era sudata affievolendo, che nomi vani eran divenuti la sicurezza e l’ordine pubblico. Le bande de’ malviventi