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   4 libro primo

Da’ fatti del primo Anassila rileveremo lucidamente quanto la reggina Repubblica, sotto la miglior forma datale da’ Messenii, sia andata sempre vantaggiandosi di prosperità e di potenza; il che ci è argomento che niuna molestia o intestina o estrinseca abbia perturbalo la cosa pubblica sino alla tirannide di Anassila il giovine.

IV. Rinciprignita poscia la guerra tra’ Lacedemoni e Messenii, ebbe sventurato termine colla piena disfatta de’ secondi, e colla espugnazione d’Ira. (Olimp. 27, 2. av. Cr. 671.) Quanti Messenii sopravvissero alla mina della patria, tollerar non potendo tanta jattura, nè rimanersi in que’ desolati luoghi, ove già sorgeva fiorente Messene, determinarono d’uscirne, e correr nuova fortuna. Tutti si accinsero alla partenza, eccetto i vecchi e gl’inetti alle armi, i quali si ricoverarono nell’Arcadia. Nè gli esuli sapevano ancora che farsi, e taluni consigliavano la via di Zacinto, donde potrebbero dare cotidiane molestie agli odiati vincitori. Ma in questi travagli, Anassila il vecchio li mandava invitando che si conducessero a lui verso lo stretto di Sicilia. Anassila, primo di questo nome, era il quarto Egemone messenio della Repubblica di Reggio, a contar da Alcidamida, del cui nipote era figliuolo. Presero l’invito i Messenii con alacre e grato animo; e quando, capitanati da Gorgo e da Manticlo, figliuoli del valoroso Aristòmene, vi furono giunti, manifestò loro Anassila com’ei fosse in perpetua guerra co’ vicini Zanclei. Disse loro che se gli fossero ajutatori ad oppugnar Zancle, egli n’avrebbe loro ceduta la signoria, e fermata a comune sicurtà una forte alleanza. Da costoro fu approvato il consiglio di Anassila, ed ogni cosa messa in punto per la spedizione contro quella città.

Zancle fu attaccata per terra da’ Messenii sbarcativi non lungi, da Anassila per mare. E strenuamente si difesero gli assaliti; ma quando si accorsero non poter più resistere a tanta serra de’ nemici, (Olimp. 27, 3. av. Cr. 670.) che aveano già mandato sossopra gran parte delle mura, si rifuggirono ne’ tempii, ed i vincitori irruppero da ogni banda nella città abbandonata. Anassila, a quella prima furia, aveva ordinato a’ suoi di trucidar senza pietà quanti Zanclei venissero loro alle mani; ma Gorgo e Manticlo, a’ quali quel comando pareva atrocissimo ed inopportuno, il pregarono che ciò non avvenisse. Perciocchè si sarebbe presunto aver voluto i Messenii prendere su’ Zanclei quella vendetta che non potevano sui Lacedemoni abborriti. Laonde furono i Zanclei invitati ad uscirsi de’ tempii, sotto la data fede che non sarebbero, come che sia, cruciati; che anzi viverebbero uniti a’ Messenii come fossero gli uni e gli altri un popol solo. Dopo ciò Anassila co’ suoi fece ritorno a Reggio,