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capo primo 255   

tato si pubblicò; della qual cosa se fosse venuto il sudor della morte a Federigo, altri il pensi. Conosciuta questo re la trista verità, disperò di poter far petto alle congiunte forze di due Sovrani così potenti, che avevano fermato di perderlo; e per far un’ultima prova, si attestò in Capua. Assediato ivi e combattuto dal francese Aubigny, ch’era testè entrato nel Regno con gagliardo esercito, fu costretto a fuggire, essendo caduta quella piazza in poter de’ Francesi per tradimento. E diffidando di potersi più oltre sostener ne’ suoi Stati, fece che fossero consegnate all’Aubigny le fortezze di Napoli: ed egli con tutta la real famiglia ed i suoi più fidi si ritirò in Ischia. Donde poi passato in Francia, ebbe il Ducato di Angiò.

II. Fu patto tra i due sovrani Lodovico e Ferdinando che ognuno dovesse conquistare a suo spese e rischio la sua parte. La parte assegnata nel trattato al re di Francia componevasi di Terra di Lavoro e degli Abruzzi; al re di Spagna toccò la Puglia e la Calabria. Non era stato però ben definito a chi appartener dovessero la Capitanata e la Basilicata; onde conquistando ciascuno la sua parte, quando si venne a queste due provincie, ciascuno le voleva per se. Non polendo accordarsi, si fermò tra i contendenti di riferire alle corrispettive Corti, e di sospender frattanto qualunque ostilità sino alla risposta. Ma il Duca di Nemours, che comandava le forze di Francia, vedendosi molto superiore agli Spagnuoli, senza aspettar più oltre, intimò guerra a Consalvo che capitanava l’esercito spagnuolo. E Spagnuoli e Francesi vennero alle armi.

Mentre Consalvo guerreggiava in Puglia contra il Duca di Nemours, l’Aubigny si spingeva in Calabria, ed andava sollevando i baroni ed i popoli a favor di Francia. Suscitaronsi novellamente i rabbuffi e le speranze de’ due partiti angioino e aragonese. Intanto Ugo di Cardona capitano spagnuolo trasportava dalla Sicilia in Reggio tremila fanti e trecento cavalli, messi insieme ed ordinati in quell’isola. Ed in pari tempo un’armata Spagnuola pigliava porto in Reggio, e conduceva al Cardona un soccorso di duecento uomini d’armi, duecento giannettieri, e duemila fanti sotto la condotta di Emmanuele Benavida. Gli Spagnuoli, spingendosi risoluti contro i Francesi, ruppero in un primo scontro Giacomo Sanseverino conte di Mileto, che chiamava i Calabresi a ribellione, e poi porsero ajuto a Diego Ramirez, che i Francesi tenevano assediato nella rocca di Terranova. E saccheggiata ed arsa quella terra, procedettero oltre, e misero in fuga il principe di Rossano, e fecer prigioniero il capitano francese Humbercourt. In quest’ultimo fatto d’armi, militando ancor da gregario, fece le sue prime prove di valore Antonio de