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   252 libro quinto

amica a’ Francesi, e l’esercito spagnuolo andò rotto e disperso. A Ferdinando, che combatteva con egregio animo, fu morto il cavallo sotto, e sarebbe senza dubbio rimaso accoppato da’ nemici, se Giovanni Altavilla da Capua non fosse smontato subito dal suo, per farvi salire il re. Ma questo raro esempio di amore e di fedeltà verso il suo sovrano, costò all’Altavilla la vita, perchè fu in quello stante ammazzato da’ sopravvegnenti nemici. Consalvo a traverso de’ monti fuggì a Reggio con quanti de’ suoi ebbero tempo e modo a salvarsi. Ferdinando trovò rifugio in Palmi, donde fece passaggio a Messina.

VI. Frattanto negli animi de’ Napolitani rinasceva potente il desiderio di conciliarsi con re Ferdinando. E questi invitato da loro a tornare in Napoli vi andò senza indugio, e superati i deboli contrasti fattigli alla prima da’ Francesi, entrò nella città, il cui popolo si sollevò tutto a suo pro. Furono i Francesi scacciati a furia popolare; ma parte di loro si chiusero nel Castel nuovo col Duca di Montpensier, e non si arresero che dopo tre mesi di assedio. Dall’altra banda le schiere francesi, ch’erano sparse per le varie città del Regno, venivano senza intervallo alle mani cogli Aragonesi; e sebbene valorosamente combattessero, pure non aspettavano più alcuno ajuto dal loro re, che fuggendo li aveva lasciati in tanta briga. E scarseggiando oltre a ciò di viveri un dì più che l’altro, in mezzo a popoli avversi e sollevati, andavano perdendo sempre terreno. Cadde poi loro interamente l’animo, quando ebber certezza delle avversità sofferte in Calabria da’ loro compagni.

Aubigny si era gravemente infermato, e molte delle sue schiere erano andate ad accrescere l’esercito di Monipensier. Di ciò trasse frutto Consalvo; e da Reggio cacciandosi colla sua gente nel cuore della Calabria, secondato dalle popolazioni, che da ogni banda si andavan dimostrando avverse a’ Francesi, espugnò o ebbe volontarie molte città e castella, come Cosenza, Nicastro, Squillace, Terranova, Cotrone, e Seminara; e finalmente, impinguato il suo esercito di molte brigate di paesani, si alloggiò in Castrovillari. Quivi ebbe notizia che in Laino stava il conte di Mileto Alberigo Sanseverino e molti altri baroni con numero di gente quasi pari alla sua; i quali seguendo la parte de’ Francesi, andavansi invigorendo dì per dì, e disegnavano, divenuti più forti, di assaltarlo in quella posizione. Consalvo non aspettò che dessero colore al lor disegno, ma correndo lor sopra alla sprovveduta, gli ruppe e dissipò in picciol’ora, facendo prigionieri undici baroni, e quasi tutta la loro gente. Questo ardito e fortunato tratto di Consalvo quanto animo pose ne’ suoi, tanto ne tolse a’ nemici. Molte altre terre di Calabria vennero in poter suo;