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   234 libro quinto


5.° Che le due Motte Rossa ed Anomeri, essendo state già di pertinenza dell’università di Reggio per titolo di compera, al cui dominio si eran sottratte a’ tempi delle passate rivolture, non sì tosto fossero riprese dalle mani dell’Angioino, e restituite alla pristina dipendenza, dovessero riconsegnarsi alla università. Nella cui facoltà resterebbe di spopolarle e distruggerle; e far che non avessero più proprio territorio, ma fossero parte integrale ed indivisibìle di essa città.

6.° Che que’ cittadini che avevano delle saline (gurgium ad faciendum sale) potessero continuare a goderle come si praticava prima che la città fosse divelta dal demanio.

7.° Che l’uffizio degli Aguzzini (alguzinorum) stabilito dal conte Cardona, essendo cosa insolita nel territorio e città di Reggio, più non avesse luogo, nullo modo, nulla causa, nullo colore, contro i cittadini in genere et in specie, ma che ogni esecuzione d’ordine dovesse esser fatta da uffiziali della città, secondo l’usanza.

8.° Che siccome i baroni, che possedevano terre convicine a Reggio, usurpavano con modo tirannico e violento il diritto detto della biada (jus blavae) su tutte le vettovaglie che si producevano nelle terre e possessioni de’ cittadini site ne’ territorii baronali; tal diritto fosse in perpetuo abolito, e fattine esenti i Reggini. Ed ove essi baroni o loro ufiziali presumessero fare il contrario, in tal caso fosse lecito alla città far rappresaglia ne’ beni di tali baroni, e loro uffiziali o vassalli.

9.° Confermò in ultimo all’Arcivescovo di Reggio il possesso della città di Bova, ma il re riserbò a se la castellanìa per poterla concedere a chi meglio gli talentasse.

V. Or tornando al Barrese diciamo che dopo aver ottenuto alle sue armi tanto successo nella provincia di Cosenza e di Catanzaro, dopo aver espugnato Oppido, Terranova, e San Giorgio, si deliberò di cacciarsi contro al Grimaldi (1463), che aveva ristrette tutte le sue forze nelle castella prossime a Reggio. Stava allora il Grimaldi nel castello di Santagata, e quando seppe l’avvicinarsi minaccioso del nemico si ristrinse a consiglio co’ suoi capitani Galeotto Baldassino, Luigi d’Arena, Francesco Gironda, e Francesco Caracciolo; e si pigliò il partito di muovere con tutte le forze contro le schiere di Tommaso Barrese. Tra Filogasi e Panagia s’incontrarono i nemici, e venuti a giornata, mancò la fortuna al Barrese, e fu al tutto sconfitto colla dispersione de’ suoi: ed egli stesso potette a gran pena salvarsi in Seminara.

Reggio allora videsi circondata da’ nemici vittoriosi; ma quan-