Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/204


capo terzo 179   

dalla regia Corte a commissione veruna fuori della città e suo tenimento.

In capo ad un anno (1286) re Pietro passò egli pure di questa vita; e testato avea che il regno d’Aragona rimanesse al suo primogenito Alfonso, ed a Giacomo la monarchia di Sicilia. Con questo però che alla morte eventuale di Alfonso anche l’Aragona scadesse a Giacomo. Dopo la morte di Pietro, il prigioniero Carlo fu traslato dalla Sicilia in Aragona, intanto che tra Aragonesi ed Angioini avevano avviamento proposte di pace. Giacomo d’Aragona, che di ciò veniva pregato strettamente, mandò suoi oratori a Bordò, dov’erano convenuti que’ dell’Aragona, della Castiglia, della Francia, e del Papa; e metteva avanti che si confermasse a lui la Sicilia, Reggio e suo tenimento in Calabria, ed il tributo di Tunisi: e che Carlo di Valois risegnasse le sue pretensioni sull’Aragona. Sin lo stesso Eduardo I Re d’Inghilterra, spinto da Maria d’Ungheria moglie del prigioniero Principe di Salerno, erasi condotto in Catalogna per aggiustar le faccende, trattar della liberazione di Carlo, ed appoggiar dall’altro canto le domande di Giacomo. E già si era venuto alla chiusura delle trattative; ma papa Onorio IV riprovò e cassò tale accordo; e la Francia non volle declinar per niente dalle sue ragioni sul Reame aragonese.

VI. Nel Rossiglione intanto luccicavano le armi francesi a minaccia dell’ Aragona; di che Alfonso spaventato istava presso il fratello Giacomo che le sue pretensioni temperasse. Ma questi non se ne stornava; ed Alfonso finalmente, trattando in Campofranco senza l’intervenzione di Giacomo, assentiva alla libertà del prigioniero, purchè però desse in ostaggio i tre suoi figliuoli, ed altri sessanta nobili provenzali, e gli sborsasse trentamila marchi di argento. Carlo nell’aver libertà giurò che tornerebbe volontario in prigione, se dentro un anno non facesse conchiuder la pace tra Francia ed Aragona. In contradizione di ciò il Valois tenne fermi i suoi diritti sull’Aragona, e quando Carlo, tornato libero in Italia, capitò a Benevento per trovarvi il pontefice Nicolò IV, questi lo sciolse dall’osservanza de’ patti giurati, e gli diede in solenne forma l’investitura di Re di Sicilia e di Puglia. Il trattato di Campofranco fu definito nullo ed irrito; e Carlo II ricevette dal papa un buon conto di moneta per aprir la guerra contro l’Aragonese in Sicilia.

Giacomo a ragione inviperito (1287) che tra Alfonso e Carlo si fosse ultimata una convenzione senza darsi pensiero nè della Sicilia, nè di lui, con quaranta galee, e copiosa oste di cavalieri e fanti siciliani, nel maggio del seguente anno mosse a dissipare i dominii