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capo primo 161   


VI. Dopo questo, volgendo l’animo Federigo all’assestamento e quiete del Regno, commise a Pier delle Vigne che rifacesse in nuovo le Costituzioni dello Stato, per meglio accordarle a’ presenti bisogni, ed a’ tempi. E soccorse all’estinzione di varie eresie che andavano ripullulando nel popolo. A qual uopo volle in particolar modo che l’Arcivescovo di Reggio, e Riccardo di Principato andassero in Napoli, e castigassero con asprezza e severità quegli eretici, che vi si erano radicati, e facevano chiamarsi comunalmente Paterini.

Con Federigo era venuta da Terrasanta una gran quantità di Ebrei, a cui diede licenza ed agio di stabilirsi nei suoi Stati. Costoro si diffusero in picciol tempo per le principali città del reame, e moltissimi presero casa in Calabria, ed in particolar modo in Reggio; la qual città, essendo marittima e propinqua a Messina, offeriva a’ loro traffichi molta facilità. Il perchè divennero fra pochi anni una corporazione di mercatanti assai ragguardevole e prosperosa. Era di que’ di gran Giustiziere del Regno Riccardo da Montenegro; ed essendosi incapricciato di far cose contrarie al tenor de’ privilegi di cui godevano i Siciliani, provocò Messina ed altre città a risentirsene colle armi. A’ tumulti di questa città fu capo ed anima Martino Baglione, il quale per dare estensione e sfogo alla rivolta, venne diviato in Calabria (1234), e stimolò a movimento i Reggini. Ma non trovandovi materia a’ suoi ferri, tornò tosto in Messina, solo traendosi dietro alquanti giovani reggini, appetitosi di novità e d’imprese arrischiate. Questa ribellione prese poi tal radice e proporzione in Sicilia, che rese necessario all’imperatore il recarsi personalmente in varie parti dell’isola, in Messina, ed in Reggio per ammorzar le fiamme che cominciavano a guizzarvi di gran maniera. Ma ogni cosa compresse la venuta di Federigo; ed al Baglione con altri suoi complici fu mozza la testa.

Sotto il costui governo la Calabria fu divisa in tre parti: Calabria propria (e sovente Sicilia citeriore) che conteneva l’odierna provincia di Reggio, e parte di quella di Catanzaro; Val di Grati (Vallisgrata) che abbracciava Cosenza e tutta la parte occidentale di tal provincia; e Terra Giordana, che comprendeva la parte orientale della provincia di Cosenza e di Catanzaro, e la costa della Basilicata sull’Ionio.

Dopo una vita agitatissima di cinquantasette anni Federigo compiva di vivere nel Castelfiorentino di Capitanata (1250). Ed essendo assente in Alemagna il suo legittimo erede Corrado, costituì Manfredi suo figliuol naturale al baliato della monarchia siciliana con assoluto potere ed autorità. Come Corrado ebbe novella della morte

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