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capo primo | 157 |
guise i poveri abitatori. Sì che l’imperatrìce Costanza, dopo la morte del marito, vedendo quanta noja facesse a’ suoi popoli quella gente straniera, che si trangugiava quasi tutte le pubbliche pecunie, mise bando che tantosto sgomberasse dalla Sicilia e dalla Puglia, nè alcuno Tedesco ardisse di rientrarvi senza espressa licenza di lei. Ma ivi a due anni (1199) Costanza morì, e tutti gli stati di Arrigo cadevano a Federigo suo figliuolo, il quale essendo ancor fanciullo fu dalla madre affidato alla cura e protezione di papa Innocenzio III.
In questo stesso anno il detto Pontefice approvava e consacrava per Arcivescovo di Reggio l’Arcidiacono Giacomo reggino, eletto dal Capitolo della Chiesa Reggina.
II. Dopo la morte di Costanza i Tedeschi da lei cacciati si sollecitarono come famelici avvoltoi a precipitarsi sul regno, ove posero a durissime prove il popolo siciliano. Erano a quell’età la Sicilia e la terraferma tiranneggiate da Marcovaldo, e poi da Guglielmo Capperone, dal Conte Diepoldo, e dal francese Gualtiero Conte di Brienne. Quest’ultimo, avendo in moglie Albina figliuola di Tancredi, aveva pretensioni sul Principato di Taranto, e sulla Contea di Lecce, ch’erano già beni allodiali di esso Tancredi. Nè a rassettare i disordini, ed a comprimere l’insolenza tedesca, valevano le esortazioni e rampogne di Gregorio da Galgano Cardinal di Santa Maria in Portico, e di Riccardo della Pagliara Vescovo di Troja, e Gran Cancelliere di Sicilia. Costoro per commissione del papa, di convenio con Caro Arcivescovo di Morreale, e cogli Arcivescovi di Capua, di Reggio e di Palermo (che dall’Imperatrice erano stati preposti alla tutela ed al Consiglio del picciol re) avevano preso il governo della Monarchia. Tanto increbbe ad Innocenzio la pertinace arroganza de’ Tedeschi, che per darvi alcun riparo fulminò prima di scomunica Marcovaldo e suoi seguaci; e scrisse poi a’ detti Prelati che si accingessero con tutto lo sforzo delle armi a battere e cacciar via quella gente straniera. Lo stesso fece co’ Baroni, Abati e Priori di Calabria, ordinando che ogni domenica e tutte le feste Marcovaldo ed i suoi scherani fossero pubblicamente maledetti. Ma costui faceva poco conto de’ fulmini del Vaticano, e la Sicilia continuava ad esser travagliata aspramente. Onde fu di necessità che Innocenzio si conducesse in persona nell’isola; e con molti Cardinali giunse in Palermo nel mille duecento otto. E trovato che il re era già all’età di anni tredici il persuase a tor moglie, proponendogli Costanza sorella di re Pietro d’Aragona; ed a costei si maritò Federigo nel seguente anno. Non molti anni dopo (1212), lo svevo, eletto imperatore da’ Principi di Germania, passò ivi ad incoronarsi. Appresso ritornò