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capo quarto 139   

glie. La quale, a stento guaritasi, fuggì al fratello in Siracusa; e questi movendo guerra al cognato, il vinse e spodestò dello Stato. Per questa sconfitta Betameno dovette dileguarsi dall’isola, e trovar ricovero in Reggio. Ivi non rifiniva di confortar Roberto all’acquisto di Sicilia, facendogli noto quanto al pieno successo sarebbero per dar buono indizio e mossa le domestiche scissure de’ Saracini, e l’umor popolare; il quale a rivoltarsi non aspettava che il destro. Per la qual cosa Roberto prese sicurtà a tale impresa, e vi si preparò con gran sollecitudine ed accuratezza.

Già in Sicilia il popolo cominciava ad aprirsi propenso a’ Normanni, che dalla prossima Calabria lo istigavano senza posa a sommuoversi contro il dominio musulmano. E già in Messina parecchi de’ più segnalati cittadini erano stati scoperti partigiani de’ Normanni, ed inforcati per ordine dell’Emiro di Palermo. Questo tratto di severità non estinse le prime faville dell’incendio, ma valse a farlo divampare con più forza e prestezza. Poichè venne tanta ira ne’ Messinesi, che senza pigliar altro indugio diedero colore al disegno di trarsi dal collo il giogo de’ Saracini. Quattro nobili cittadini Ansaldo da Patti, Niccola Camuglia, Giacomo Saccano, e Mercurio Opizinga ebbero in mandato di recarsi a Mileto, ed offerire a Ruggiero la signoria di Messina.