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capo quarto 137   

persistenza ostinatissima degli assediati non fu vinta finalmente che dalla massima carestia delle vettovaglie, e dall’accanito percuotere degli assalitori. Le macchine belliche tempestavano furiosamente le mura, queste scrollavano a frantumi; ed i nemici potevano ormai traforarsi nella città dalle varie brecce aperte nelle sfracellate muraglie. Essendosi quindi resa inutile ogni ulteriore resistenza, fu forza scendere a’ patti. Ma i combattenti, la cui patria dalla nemica fortuna era gittata in braccio al nuovo conquistatore, non vollero piegare a costui i loro animi; ed ebbero facoltà di poter tramutarsi in Squillace con tutte le loro famiglie, ed i loro aderenti. Così Reggio, diuturno desiderio di Roberto, cadeva alfine nelle costui mani, e colla sua caduta tutta Calabria, da Squillace in fuori, restava soggetta a’ Normanni. I quali presero tanta allegrezza dell’aver occupata tal città, che a loro usanza con unanime ed alta voce gridarono Roberto Duca di Calabria. Così questa provincia, conservando il medesimo titolo di Ducato, si mutava dal greco dominio al normanno.

E dal nome della nuova signoria volle Roberto che fosse chiamata ducato la prima moneta d’argento che ei fece battere dopo la presa di Reggio.

VIII. Il Duca Roberto, altero del duplice onore della investitura pontificia e dell’acclamazione de’ suoi Normanni, tornò in Puglia sul cader di quell’anno. Ruggiero restavasi in Mileto, uve aveva fermata la sua residenza. E sofferendo di mala voglia che Squillace stesse tuttavia per i Greci, vi andò repentino all’assalto, violando così il patto di suo fratello co’ profughi Reggini, che dopo la dedizione di Reggio, si erano raccolti in quell’altra città. Ma Squillace resistette buon pezzo con meravigliosa costanza, sinchè se ne venne l’inverno. Ruggiero, rodendosi di dover logorarsi in vani sforzi, fece alzare due opere fortificate dirimpetto alla porta della città, e da essa vi lanciava sassi, ed altri projettili nell’interno, e vietava insieme ogni possibilità di esterno soccorso. Onde Squillace, stretta irresistibilmente, dovette darsi a’ Normanni. Ma i Reggini, odiando in Ruggiero un violatore de’ patti, non vollero sottoporglisi per niun verso, e fuggendo per mare, amarono meglio di buscarsi un asilo in Costantinopoli, che sostener la presenza di chi li aveva privati di patria e di asilo in Calabria.

Al principio del nuovo anno (1061) tutta la Calabria era in potestà de’ Normanni. In Puglia nondimeno sbarcava improvviso un esercito di Bizantini, e sconfiggendo Roberto e Malagerio, ritoglieva loro Taranto, Brindisi ed Oria. Ma poi riprese radice il di-