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   136 libro terzo


Giunsero poi a tali eccedenze le contenzioni tra Roberto e Ruggiero, che i Calabresi vedendoli accapigliati ed assenti, e stimandoli perciò deboli, sollevaronsi contro il loro dominio; e dato sulle prime addosso al presidio normanno di Nicastro, ne freddarono quaranta. Della quale audacia come andò lingua a Roberto, rimesso lo sdegno procurò subito di rappattumarsi col fratello, perchè dalla concordia tornasse loro forza e salvezza. E fu patto di questa pace che sotto Ruggiero andasse la metà di que’ luoghi di Calabria, che da Intefoli monte di Squillace fino a Reggio avrebbero conquistato. Reggio non fu compreso nel patto, e doveva rimanere a Roberto. Al quale papa Nicolò II, dopo la morte di Unifredo, confermò l’investitura di Puglia e di Calabria, ed anche del futuro possesso della Sicilia. Ma quantunque il papa gli avesse già conceduto il titolo di Duca di Puglia e di Calabria, non volle pertanto Roberto farsi chiamar Duca di Calabria prima dell’espugnazione di Reggio, che n’era la splendida sede.

A questi tempi Roberto ripudiò la moglie Alberada, da cui eragli nato Boemondo, e si prese a donna Sigelgaita, figlia di Guaimaro IV principe di Salerno. Ruggiero intanto perseguitava per ogni dove i sollevati Calabresi, mandava a terra il castello di Mileto, e poneva l’assedio ad Oppido. Mentre dall’altro verso i Calabresi, condotti da’ Vescovi di Cassano e di Gerace, facevano forza contro il castello di San Martino ch’era in mano a’ Normanni. Come ciò seppe Ruggiero soprassedè dall’assedio di Oppido, e corse di tutta lena contro i nostri che battevano San Martino. Quivi dopo un contrasto lungo e tenacissimo, i Calabresi furono sperperati, e tutto il materiale del campo cadde in mano di Ruggiero, il quale di ogni cosa fece larghezza a’ suoi. Commosse di tal fatto le altre città e castella di Calabria, quali gli si resero spontanee, e quali si rimasero da qualunque ostilità contro di lui. In questo mentre Roberto era tornato in Puglia; e Ruggiero, restato solo in Calabria, non mollava da frequenti incursioni ne’ dintorni di Reggio, che già per due fiate aveva tenuto fronte alle armi normanne.

VII. Giunta la state del mille e sessanta Roberto con un poderosissimo esercito diede di petto risolutamente all’oppugnazione di Reggio; sola città ormai che con Squillace si continuasse alla signoria dell’Impero Orientale. E vi si pose all’assedio; ma dura prova tentava in questo cimento. Perciocchè i Reggini, spalleggiati da gran moltitudine di Bizantini e di Calabresi, che a schivare il dominio normanno eransi riparati nella lor città, disperatamente cozzarono contro gli assedianti, facendo loro il più danno che potevano. E la