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   134 libro terzo

lora era in Reggio per i bisogni della guerra, commise che dì per dì andasse licenziando i Normanni dall’esercito bizantino. Di che costoro si presero un’onta grandissima, che per allora tennero repressa; ma che poi scoppiò in guerra violenta e sterminatrice.

I Normanni, disseminatisi per la Calabria, si diedero alle rapine ed agl’incendii; e Guglielmo d’Altavilla, espugnato Squillace, ivi a pochi anni vi si fermò co’ suoi, e vi piantò un solido castello a difesa del luogo (An. di Cr. 1044).Altri Normanni intanto, udito il caso e risentendosi profondamente dell’ingiuria recata a’ loro compatrioti, giurarono unanimi di farla costar cara a’ Bizantini; e si avventarono sulle prime sopra la Puglia. Trecento cavalieri, divisi in dodici comitive sotto il comando di altrettanti duci che si dicevano Conti (Comites) andarono diritto, e con rabbioso ardore all’impresa. E come ogni cavaliere traeva a suo servigio o due o tre scudieri, ne nasceva che al Conte fosse subordinato il seguito di un cento cavalli: e tutti quindi montavano a circa un migliajo.

La Puglia era a que’ dì quieta (1053), e sprovveduta di valevoli presidii, perchè la più parte delle greche milizie operava allora in Sicilia. I Normanni entrarono nella Puglia, nè fecero loro contrasto i paesani, a cui il greco dominio era gravissimo, o venuto a sazietà. Al primo occuparono Melfi, ed a mano a mano Venosa, Ascoli, e Savello. E tanto vi si andarono poi dilatando, che più non rimanevano in Puglia al greco Impero se non Bari, Otranto, Brindisi, e Taranto.

V. Era di poco passato il mezzo del secolo undecimo (1057), quando il normanno Roberto Guiscardo, che già in picciol tempo aveva fatto grandi cose, ottenne da suo fratello Unifredo di poter conquistare la Calabria a suo vantaggio e rischio. Ad Unifredo aveva data l’investitura della Puglia e del futuro dominio di Calabria papa Leone IX, dichiarando queste regioni feudi della romana Chiesa. Roberto adunque, maneggiatasi l’aderenza de’ maggiori della Puglia, ed assettatevi le interne faccende, si volse a far levata di gente, e raccolta d’armi e di provvigioni per esser presto all’impresa, come venisse il nuovo anno. E condusse in Calabria gente vigorosa e decisa a qualsivoglia cimento. A prima giunta si cacciò oltre i confini di Cosenza e di Martorano, e rasentando il lido dell’Ionio, corse e mise in rovina lutto il paese sino a Reggio. Tre dì campeggiò questa città, ma nè per promesse, nè per inganno, nè per minacce potè averla. Perocchè i Bizantini vi si erano ristretti ed inforzati, come in punto importantissimo o ad una sicura ritirata in Sicilia, o a difficultare a’ nemici il passaggio dello stretto. Roberto non potendo