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   132 libro terzo

cilia allora si smembrò in due parti, l’una a sostener Abulafaro, l’altra a precipitarlo per alzar in suo luogo Abucabo. Questi non riprovando alcun mezzo che desse l’ultimo crollo al fratello, si rivolse a Costantinopoli per accatto di alleanza e di soccorsi.

III. Era a quella volta Imperatore d’Oriente Michele IV Paflagone (An. di Cr. 1036), il quale avendo in cuore qualche impresa gloriosa, colse cagione dalle izze de’ Musulmani di Sicilia e dall’invito di Abucabo per tramezzarsi nelle cose dell’isola, e recarle a proprio vantaggio. Dall’altra parte Abucabo si prometteva, che fattosi Emiro di Sicilia sulle rovine di suo fratello, sarebbe stato da Michele IV riconosciuto, ed ammesso nella sua amistà ed alleanza. Tutti adunque si tennero presti alla vicina lotta, Bizantini e Saracini. Leone Opo, ch’era in Reggio Duca di Calabria, e Giorgio Probata venuto con nuova gente da Costantinopoli, ebbero in mandato dall’Imperatore di approntare ogni cosa che facesse di bisogno per il tragitto in Sicilia. L’armata e l’esercito bizantino si misero all’ordine in Reggio.

In Sicilia i Bizantini, condotti da Calalogo Combusto, avevano già anteriormente rioccupato quel tratto, ch’è di là da Messina a Taormina. Quivi giusto sbarcò le sue genti Leone Opo, ed avuto spalla da quelle di Abucabo, corse senza serio contrasto parecchi paesi di Sicilia. In questo mezzo Palermo tumultuò contro l’emiro Abulafaro, e costrinselo a fuggirsi nell’Affrica. Abucabo vi entrò vittorioso alzando il suo seggio ove era caduto il fratello. Ma non prima ebbe sortito il suo intento, che cominciò a guardare in cagnesco i Bizantini, i quali già a faccia aperta volevano maggioreggiare sopra gli altri. E tutti i Saracini di Sicilia si composero in sì minaccioso atteggiamento contro la gente greca, che il Duca di Calabria non reputandosi sicuro si ritirò co’ suoi nella residenza di Reggio.

Michele IV però, a cui non poteva capire nella testa che Abucabo fosse andato così di bello al potere, mentre dall’ajuto prestatogli niun frutto ne rimaneva all’Impero, ammannì per Sicilia una seconda spedizione, diretta a conquistarla (An. di Cr. 1037). Nè per questa impresa si contentò Michele delle sue sole forze, ma domandò ajuti a Guaimaro IV Principe di Salerno; il quale già stando in sospetto de’ Normanni che a troppi insieme erano giunti di recente nella Campania sotto colore di pellegrinaggio, procacciò modo di levarseli d’attorno. Ed inducendoli ad accordarsi agli stipendii del greco imperatore, fece loro sperare e ricchezze e gloria, ove si recassero in Sicilia a guerreggiar contro i Saracini.

IV. Sommavano i Normanni a più che trecento cavalieri a cui