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capo quarto 131   

dato in Calabria parecchi emporii di commercio, e ne traevano pingui guadagni. Laonde sostenevano di mala voglia che i Saracini devastassero così spesso questa provincia, e vi rovinassero le industrie ed il traffico. Adontati per tanta audacia musulmana, e spinti altresì dalle esortazioni de’ Pontefici, fecero apprestamento d’un’armata ben provveduta, e navigarono per Calabria a cavar di nido i Saracini. E già non leggieri vantaggi avevano riportato, e già avevano percosso e fatto diloggiar da Reggio i nemici (An. di Cr. 1006); ma in sul bello della loro impresa un nunzio de’ loro concittadini li richiamava di presente alla patria. Imperciocchè il saracino Musetto che dominava in Sardegna, come prima fiutò che buona porzione della flotta pisana era altrove, ebbe baldanza di gittarsi sopra Pisa, reputandola poco difesa. Le sue fuste, quando la notte era al mezzo, penetrarono nell’Arno, ed imboccarono sotto le mura della città. E se non fosse stato il virile animo di Cinzica Sismondi, Pisa sarebbe al sicuro caduta nelle mani del temerario nemico.

All’allontanarsi de’ Pisani, i Saracini tornarono ad occupar Reggio, e durò sotto i medesimi per altri anni ventitrè, cioè sino al mille e ventisette.

II. Basilio II si accingeva nuovamente a liberar la Calabria da’ Saracini, ed a tor loro la Sicilia; ma colto dalla morte, ne lasciò il pensiero al sopravvivente fratello Costantino VIII. Questi deliberato di snidare da Reggio i Saracini, deputò l’impresa ad Andronico, con un esercito d’insolita e mostruosa fattezza; poichè dicesi ch’era raggomitolato di Russi, Vandali, Bulgari, Turchi, Polacchi, Macedoni, e di altra simile mischianza. Ognuno s’immagini con quanta frega di rapine e di baruffe si fosse assembrata tutta questa roba da capestro sotto il vessillo bizantino. Andronico, in cui ajuto venne ancora dalla Puglia il Catapano Bugiano, approdò in Reggio come una furia (An. di Cr. 1027), e fugò in un subito i Saracini; ma lasciò che della misera città facessero scempio orribile quelle genti bestiali, le quali nè leggi conoscevano, nè ordinanza militare, nè umano costume. Così ebbe termine questa clamorosa spedizione di Andronico, che pareva voler muovere il terremoto contro il dominio degli Arabi. Questo solo produsse di bene che Reggio rimase ai Bizantini, nè mai più ricadde nella potestà musulmana.

Ma questi Saracini di Sicilia dopo di essersi levati, a’ tempi dell’Emiro Salem, dalla dipendenza del Califfo di Affrica, mancando di un capo comune, cominciarono a seminar zizzanie fra di loro, ed a recarsi in partiti. E vennero in termine che Abucabo sorse contro suo fratello Abulafaro, Emiro di Sicilia, per levargli lo Stato. La Si-