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capo terzo 129   

e Saracini di rifar nodo ad una vigorosa riscossa. Per la qual cosa quando se lo aspettava meno, Otone si trovò addosso risoluto e formidabile il nemico.

Scontratisi i due cognati imperatori al fiume Racanello presso Rossano (An. di Cr. 981) si urtarono e riurtarono con impeto incredibile, ma la vittoria si dichiarò per Basilio. Landolfo IV vi restò morto, ed Otone potette a mala pena salvarsi sopra un barchettino all’altra banda del fiume, e dileguandosi da que’ luoghi a rompicollo. Ma fu preso da’ Saracini, e condotto prigioniero in Sicilia, ove fra non guari morì di dolore. I Greci, pazzi di gioja per sì gran vittoria, racquistarono in breve il perduto potere, e le nemiche schiere sgominarono e dispersero interamente. Dopo questi trionfi Basilio ritornò in Costantinopoli in mezzo alle feste del popolo.

I Bizantini a quel tempo, traendo partito della fiacchezza e del disordine de’ Principi Longobardi, estesero prodigiosamente il loro dominio nella Puglia, e tutta da capo l’occuparono dal promontorio di Leuca fino al Siponto ed al Gargano. Collocarono poscia in Bari un nuovo magistrato per quella provincia, e Catapano il chiamarono.

VIII. Finita la guerra colla dispersione del nemico, l’alleanza che il pericolo aveva stretta tra Greci e Saracini, si sciolse; e tornossi alle vecchie ruggini e contese. I Saracini riprincipiarono a travasarsi dall’isola in Calabria, nuove città e terre occupando, fra le quali Gerace. Certo è nondimeno che dopo la morte di Albereco, gran parte di que’ Saracini, che lui seguivano in Calabria, vennero spargendosi per questa contrada, e mescolandosi cogli abitanti cristiani. Nè l’odio de’ Calabresi contro i Musulmani era più quello di una volta; perchè vedendo quanto spesso gli ajuti che da Costantinopoli erano loro promessi contro i Saracini, se ne andavano in vane parole, e come intanto le credule popolazioni restavano abbandonate al furor musulmano, rivennero per questo in miglior senno, nè più stettero a speranza delle promesse imperiali. Ma ponendo mente al loro meglio ed alla lor salute, si avvicinarono ai Saracini; i quali svestitisi di quella fiera indole che avevano dimostrato nelle loro prime irruzioni, erano divenuti col tempo più mansueti ed arrendevoli. Co’ quali i Calabresi andarono entrando in tanta dimestichezza e consuetudine, per via di traffichi, di parentadi, e di amichevoli relazioni, che potevano dirsi fusi in un solo popolo; dalla differenza in fuori che vi poneva la opposta credenza religiosa. Nel che però, a comune interesse, avevano cominciato di tollerarsi a vicenda. Insomma la reciproca utilità aveva contemperato le due parti.

     Spanò Bolani — I. 9