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capo terzo 127   

rito religioso de’ suoi stati, volle (An. di Cr. 968) che il Patriarca di Costantinopoli provvedesse che i Vescovi di Calabria accomodatisi al rito greco usassero il pan fermentato nel sacrifizio della messa. Mentre però l’imperatore era applicato alle interne cure de’ suoi Stati, una nuova invasione si approntava contro i suoi dominii di Calabria da un nuovo e formidabile nemico. Era questi Otone I imperatore de’ Romani; il quale volendo stringere alleanza con Niceforo aveva chiesto la costui figliuola Teofania per moglie di suo figlio Otone, e per dote il dominio di Calabria. Nè Niceforo si era negato a tal dimanda di Otone; ma considerando quanto per l’alienazione della Calabria si diminuirebbe la maestà dell’Impero, tirava in lungo la faccenda, e teneva Otone in parole. Di che questi indignato fuor di misura, ruppe qualunque pratica con Niceforo, e gli intimò guerra. E trovando maniera a coglierne buon frutto, collegò le sue armi con quelle di Pandolfo I Duca di Benevento, e mosse contro i greci dominii della Calabria. Dure lotte sostenne a principio co’ Bizantini e co’ paesani, ma in ultimo riuscendo vittorioso, sottrasse varie città e terre calabresi a’ Bizantini (An. di Cr. 969), ed incorporatele all’impero d’Occidente, pose inoltre un forte presidio in Cosenza ed in Rossano.

VI. A questi travagli altri ne aggiungevano, ivi a pochi anni, i Saracini di Sicilia (An. di Cr. 975). Se non era loro risultato di dominar la Calabria, volevano ad ogni partito sterminarla colle loro atroci depredazioni, che nè fine avevano, nè posa. Così l’emiro Abulcasimo, avventatosi alla Calabria con molte frotte de’ suoi, diede il sacco a Reggio, a Santagata, e non so a quante altre città e terre. E contasi che avendo veduta la sua gente tornar da una corsa con preda abbondantissima di vacche, ed osservato non poter queste così facilmente esser traportate in Sicilia senza gravissimo fastidio ed impaccio, ordinò a’ suoi che riservandone quante bastavano a’ bisogni del vitto, tutte le rimanenti ammazzassero. Il luogo dove ciò avveniva era non molto di lungi a Reggio, in una verde e dilettosa vallata, che si chiamava Alabragia, e che da indi in qua fu detta Macellario, o Macellari dal macello vaccino. Dopo di che Abulcasimo fece ritorno in Sicilia, ricco di bottino assai grasso.

Intanto un gran tratto della Calabria era venuto alla potestà di Otone, ed il resto poco andava a cadervi. I Bizantini che si vedevano presta la loro rovina, si consigliarono accortamente di mettersi in pace co’ Saracini, e di proporre a costoro una reciproca alleanza contro un nuovo nemico, che minacciava non meno gli uni che gli altri. Ed i Saracini, i quali prevedevano che Otone, qualora