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capo terzo 125   

che cercavano di rientrarvi, fecero loro riscontro, e li ruppero e sbandarono.

III. Ma una nuova tempesta crosciava sull’affaticata Reggio (An. di Cr. 951). Nuovi Saracini venivano dall’Affrica, ed unitisi a que’ di Sicilia sbarcavano in gran copia contro questa città, la quale dopo una prolungata e dubbia lotta cadde in poter loro. E spogliatene le chiese, misero a ruba gli averi, e ad uccisione le persone; e tutte le propinque contrade sciuparono, menando presa un’infinità di terrazzani e di cittadini, che dovettero poi ricomperarsi a prezzo di oro e di argento. Cercarono allora i Saracini di consolidarsi in Reggio, e pigliar modo a costringere i cittadini che si piegassero al costume ed al culto arabesco. Con tal disegno mandarono in terra i templi cristiani, e mutarono la Metropolitana greca in Moschea. I Bizantini però ebbero donde rifarsi; chè sbarcati in Sicilia ritolsero Messina a’ nemici, e poi Taormina e Catania. Ma questa loro conquista fu brevissima; perchè l’Emiro Alassan, accorsovi senza pigliar indugio, riebbe le dette città. Tentò in seguito Malaceno di riacquistar Reggio, ma indarno (An. di Cr. 953); tuttochè secondato da gran turba di Calabresi avesse combattuto più volte i Saracini con prospero successo.

La fortuna de’ Bizantini in Calabria fu solo risollevata dal protospatario Basilio, che Costantino VI inviava provvedutamente a ristaurarvi il dominio imperiale. Basilio venuto in Calabria sconfisse i Saracini, riprese Reggio (An. di Cr. 956), e mandando a terra la moschea che quelli vi avevano eretta, ordinò che fosse rifabbricata la metropoli greca, e restituitovi lo splendore del culto cristiano. Il navilio de’ Saracini, mentre guasto e sdrucito aveva poco a gittarsi in una rada di Sicilia, fu sopravvenuto da una furiosa procella, e quasi intero affondò. Proseguendo Basilio la sua fortuna, faceva passaggio nella Sicilia, prendeva Taormina e Termini; e dava opera a costruirvi nuove fortificazioni, e ad assodarsi in que’ punti, per aver un forte amminicolo al riacquisto dell’isola. Ma egli non poteva bastar solo a tante cose; e mentre si affannava di rialzare in Sicilia la fortuna bizantina, perdeva parte di que’ profitti che aveva cavati in Calabria. Imperciocchè in quel mentre (An. di Cr. 957) il Saracino Ammaaro, spedito dall’emiro, era passato di Sicilia in Calabria colle sue schiere, seco portando dovunque calamità senza termine. E fatta gran mano di prigionieri tornò di là dallo Stretto dovizioso di preda di ogni specie. Lo stesso fecero i Saracini nell’anno appresso; e quindi seppe Costantino il pressante bisogno di spedire in Calabria nuovi e potenti rinforzi. E mossero da Costanti-