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   124 libro terzo

no di Leucapeno (An. di Cr. 944), subbillavano Costantino VI che sel togliesse di mezzo, e recassesi in mano lo Stato. Anzi taluni de’ più caldi suggerivano contro Leucapeno, unico rimedio, la morte. Ma ebbero forza pensieri più miti, e l’augusto genero impose a Leucapeno il bando dall’Impero. Rivocata a se Costantino la cura dello Stato, pensò al riordinamento delle pubbliche faccende, ed a porre energico riparo all’invasione de’ Saracini in Italia; i quali di breve sarebbero per farsi padroni di tutta la Calabria. Venuto Pasquale in Reggio per nuovo Duca di Calabria, a prima giunta ebbe mente di raffermare l’incerta autorità imperiale, e ad assicurare quella regione dagl’incessanti minacci dei Saracini di Sicilia. Laonde fece manifesto a Costantino che a voler conservare la Calabria, era uopo che si affrettasse a mandarvi forti ajuti per provvedere al soprastante pericolo. E gli ajuti non mancarono, giacchè un’armata e copiose truppe partirono da Costantinopoli per la Calabria (An. di Cr. 947). Comandava l’armata Marco Giovanni, e Malaceno l’esercito.

Ma prima che tali sussidii fossero pervenuti, già i Saracini, guidati dallo stesso loro emiro Alassan, erano corsi a furia contro Reggio, che sotto la protezione del Duca di Calabria faceva rifugio a quanti fuggivano dall’isola o perseguitati da’ Musulmani, o per trarsi volontarii dalla costoro servitù. Ma i Reggini strenuamente rintuzzarono la percossa nemica, e costrinsero Alassan a ricondursi in Sicilia: il che fu eccitamento a nuovi cimenti, ed a nuove fazioni guerresche. Questo Emiro sin dal 941 aveva ottenuto per se e suoi successori il dominio della Sicilia dal califfo Almansor. E da indi innanzi quest’isola, resa quasi indipendente dall’Affrica, al cui sovrano non rispondeva che un tributo, per circa cento anni sotto nove Emiri successori di Alassan venne in gran prosperità, e fu governata con molta rettitudine e mitezza.

Già dicemmo come i Saracini, che dominavano in Calabria, si fossero fortificati in Sambatello dopo la patita sconfitta e la morte di Saclabio. Da colà, dando nuovo impulso alle loro scorrerie, eransi gittati alla preda ed al guasto sin presso le mura di Reggio. Ed in loro rinforzo accorrevano sovente assai Saracini dalla vicina isola, e specialmente da Messina. Laonde in un martedì di maggio nel cinquantesimo anno (An. di Cr. 95o) del decimo secolo, mentre i Saracini, giusta il solito, si erano messi a predare sopra talune terre di Calabria, i Reggini entrarono compatti ed improvvisi in Sambatello, e tagliando a pezzi quanti vi erano rimasti a custodia, atterrarono tutte le case ed il castello. Poi tenendo la posta a’ nemici,