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capo secondo 121   

gran detrimento. Quando tutto fu presto provocarono a giornata Olcobechio. E si pugnò accanitamente; ma Olcobechio, sconfitto, dovette ritrarsi fremendo nella sua nicchia di Squillace (An. di Cr. 920). Fu effetto della vittoria che i Cristiani ricuperassero Reggio, Catanzaro, Cosenza, ed altre terre che i Saracini avevano occupate; e finalmente assalirono Squillace, e necessitarono Olcobechio alla fuga. Dalle quali fazioni ricavarono i Cristiani una considerevol somma di oro e di argento, e di altre masserizie di gran pregio, di che si fece dovizia a’ soldati.

Olcobechio trovandosi condotto a mali termini, non vedeva l’ora di prender vendetta dell’ingiuria a lui fatta da’ Calabresi. Con tale animo mise solleciti nunzii in Sicilia ed in Affrica, cercando sussidii a’ suoi aderenti; e verso la fine dell’anno vennero a lui da que’ luoghi molti navigli pieni di gente saracina. Afforzatosi Olcobechio di tanti opportuni ajuti, ritornò alle offese, ed operando feroci escursioni per tutta la Calabria, devastò, depredò, uccise, e menò presa assai gente; e sottomise da capo alla sua dizione Reggio, Catanzaro, e Cosenza, e varie altre castella e città (An. di Cr. 922). Nè s’indugiò a riporre la sua residenza in Squillace. Ma quando meno se l’imaginava, rimaneva ucciso da’ suoi medesimi, a’ quali non aveva voluto far parte del grasso bottino cavato dalle sue fresche vittorie.

IX. Allora i Saracini di Squillace scelsero Saclabio a loro nuovo condottiero (An. di Cr. 923). Il quale nel seguente anno entrò nella Puglia, e menando strage di varie contrade, fece gran copia di prigionieri, de’ quali parte condusse seco in Calabria, parte mandò in Affrica incatenati. E conciliatosi co’ Saracini di Sicilia, ebbe da costoro molti soccorsi, e proseguitò senza posa le sue scorrerie. Assediò ed espugnò nel territorio di Reggio il castello di Santagata (An. di Cr. 925) ed era suo studio indefesso di poter assicurare al suo dominio la Calabria tutta quanta. Ricominciò le sue visite alla Puglia, dove ottenne Taranto, e le terre confinanti; ma nell’anno vegnente i Pugliesi, preso coraggio ed armi, gli si scagliarono addosso, e lo misero in rotta ed in fuga. Ma egli continuò le sue depredazioni nel Ducato di Benevento senza però aver potuto impadronirsi di alcuna città (An. di Cr. 929).

In capo di due anni i Saracini di Sicilia tentarono uno sbarco in Calabria, ma Saclabio, che non voleva competitori di qua dallo Stretto, li aspettò di piè fermo negl’intorni di Reggio a combatterli. Durissimo e pertinace fu il contrasto, che dal nascere del sole andò a passato il mezzodì con grande e reciproco sterminio. Ma Saclabio