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   118 libro terzo

dosi a campo contro questa città, vi morì di morte repentina. (An. di Cr. 908).

V. Ma Reggio non stette allora che pochissimo spazio in mano de’ Saracini. (An. di Cr. 906). Comprendevano ormai i Bizantini quanto il possesso di questa città fosse di gran momento a proteggere dalle barbare invasioni i loro dominii d’Italia; e desse opportunità di fomentare tumulti e fazioni in Sicilia contro i Saracini, e di potervi rimetter piede, quando mandasse tempo la instabile fortuna. Ed a ricuperar Reggio con facilità furono i Bizantini ajutati dagli avvenimenti che si svolgevano in Affrica ed in Sicilia, e che distraevano i Saracini da pensare ad altro che fosse. L’Affrica era tormentata dalle civili guerre. Abulcasimo fatimita, fattosi un grosso e prevalente partito, aveva mosso guerra agli Aglabiti, e distruttone l’ultimo germe ch’era il califfo Ziadette. Contemporaneamente i Saracini di Sicilia, saputi i fatti di Abulcasimo, anch’essi si erano sollevati contro gli Aglabiti; e Palermo fu campo di orribili scompigli, e di stragi sanguinose. L’ultimo emiro Aglabita di Sicilia fu Alì. Abulcasimo, sulle rovine delle due dinastie degli Edressiti e degli Aglabiti assumendo titolo novello di Mohedi dava fondamento alla nuova dinastia de’ Fatimiti.

Finito il dominio greco in Sicilia, non vi fu più Pretore; ed i Bizantini posero in Reggio il magistrato che dovesse governare quanto loro rimaneva in Italia. Tal magistrato residente in Reggio chiamavasi Duca di Calabria, o anche d’Italia; e Reggio così divenne capo de’ dominii greci d’Italia. E poichè i Bizantini, perduto il dominio effettivo dell’isola, volevano almeno il conforto di conservarselo in titolo, cominciarono a chiamar la Calabria Sicilia; onde in questo nome di Sicilia tornarono a confondersi le due contrade, e prevalse poi sotto i Normanni e seguenti monarchi la distinzione di Sicilia ulteriore a significar la Sicilia propria, e di Sicilia citeriore, la meridional Calabria.

Fatta Reggio metropoli de’ Bizantini in Italia, venne salendo ad una floridità maravigliosa, ed arricchitasi di sontuosi e nobili edifizii, ritornò popolatissima, opulenta, operosa di arti e d’industrie, e frequente di contrattazioni mercantili. Ed i Greci, postala a propugnacolo del loro dominio, la munirono con gran gagliardia. Intanto i Saracini dalla Sicilia facevano in Calabria incessanti escursioni. Ed Abstaele, venendo direttamente dall’Affrica, stabiliva prima una colonia di Arabi in Squillace, e poi guastava il paese sino a Catanzaro, i cui cittadini parte uccideva, parte menava presi in Squillace con molto bottino. (An. di Cr. 907.) Questi Saracini di Squillace