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   106 libro secondo


Quando da Costantinopoli veniva in Italia Longino con ampia giurisdizione di darle nuova forma (An. di Cr. 568), egli v’istituiva in Ravenna un Esarca; supremo magistrato, da cui fu fatto dipendere il dominio bizantino in Italia. E ricomponendo altrimenti l’ordinamento civile e militare, sopprimeva gli uffizii de’ Consolari, de’ Correttori, de’ Presidi, e de’ Cancellarii, che fino allora avevano amministrato queste regioni, e vi rizzava i Ducati. Dalle quali mutazioni, che commettevano le principali città a’ Duchi, pessimi sovente, poco tra se concordi, e prepotenti al sommo, s’ingenerò molto malumore negli ordini civili ed infimi del popolo; e fu preparata sordamente la strada al dominio de’ Longobardi. Alla conquista cominciata da Alboino diede compimento Autari III. Il quale, postergate Roma e Ravenna, che non avrebbe potuto espugnare così di leggieri, dispose che le sue truppe facessero massa nel Ducato di Spoleto; donde poi si gittò repentino nel Sannio. Di che i Greci colti alla sprovveduta, restarono così sbigottiti che non posero alcuno impedimento all’impeto del Longobardo. Proseguì allora Autari il suo cammino, ed internatosi nella Lucania, e ne’ Bruttii, sbucò sopra Reggio, e vi entrò vittorioso (An. di Cr. 589). Qui pose termine alla sua corsa; e dicesi che vedendo in un punto di quel lido una eretta colonna, (forse la colonna Reggina) abbiala percossa colla lancia, e detto: Questo sarà il termine del dominio de’ Longobardi. Ma questa di Autari sino a Reggio non fu che una scorreria transitoria. Imperciocchè in quello spazio che i Longobardi tennero signoria in Italia e guerra co’ Bizantini, questa estrema contrada, ove è Reggio, fu sempre tenuta da questi ultimi, e non dominata mai da’ Longobardi. Pongasi perciò mente che il dominio bizantino abbracciava quella meridional parte de’ Bruttii che da Leucopetra, tra il Tirreno ed il Ionio, si stendeva di là da Cosenza e da Cassano sino all’Agropoli.

IV. Quanto possedeva l’Impero d’Oriente fu compartito in dodici temi (o vogliam dire provincie), de’ quali il decimo comprendeva la Sicilia, e quella parte de’ Bruttii, che cominciando dall’Agropoli, Cosenza e Cassano, aveva nel suo seno Reggio, Gerace, santa Severina, e Crotone. Donde seguì che quest’ultimo lembo d’Italia fosse chiamato talune volte Sicilia, e così incontra presso i cronisti bizantini esser detto Vescovo di Sicilia il Vescovo di Reggio.

Tra le dipendenze dell’impero bizantino in Italia si annoverava il Ducato di Napoli, ma n’era però più tributario che suddito. Sicchè sovente gli Esarchi di Ravenna ebbero necessaria la forza per reprimere i Duchi di Napoli, che avevano il farnetico di farsi al