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capo sesto 105   

coll’esercito nemico, fece toccargli una compiuta disfatta. E ad aggiunger gagliardia a’ Greci vittoriosi veniva a tempo Narsete da Costantinopoli. Il quale avendo corroborato il suo esercito di una buona mano di Unni da lui vinti, di altra gente raunaticcia, e massime di cinquemila Longobardi, sbarcò a Crotone, da dove si mise nel cuore dell’Italia. Totila uscito di Roma si sollecitò dargli battaglia. Urtaronsi tra Gubbio e Metelica i due nemici eserciti, e con furore e veemenza si combatterono; ma vinsero la giornata i Bizantini (An. di Cr. 552): e Totila, mortalmente trafitto, vomitava poco lungi dal campo la fiera ed indomita anima. Teja che gli tenne il luogo, fu anch’egli battuto, e morto in capo di due mesi sulle sponde del Sarno. E finiva colla sua morte l’impero de’ Goti in Italia. Nella quale ebbero da Narsete origine i Ducati, che poi sotto i Longobardi presero tanta larghezza ed importanza.

II. Que’ Goti che, scampati dalla battaglia del Sarno, eransi in Pavia raggranellati, da ivi fecero istanza a Teobaldo, re dell’Austrasia (cioè de’ Franchi orientali) che volesse mandar sua gente in Italia a soccorrerli. Costui, comechè non abbia voluto scopertamente attaccar brighe con Giustiniano, chiamò però a se di soppiatto due coraggiosi e gagliardi Duchi Leutari e Buccellino, che in quei paesi franchi ed alemanni molto potevano; e loro insinuò di cacciarsi nelle contrade italiane. E di cotesta gente, ch’era tuttavia idolatra, tanta massa fu accolta e sdrucciolata giù dalle Alpi, che i miseri Italiani si videro accoppati da ben ottantamila di quelle più bestie che uomini. I quali forzatosi il passo per la Liguria, da quivi si traforarono sul territorio romano; e furono di breve nel Sannio. Da questa regione fecero la via per due bande; Leutari si sfogò lungo il lido dell’Adriatico per sino ad Otranto; Buccellino, spintosi sulla Campania, e sulla Lucania ed i Bruttii, non si ritenne che a Reggio; e questa città fu da lui posta a sacco ed a fuoco (An. di Cr. 554). Ma Leutari poi, quando baldanzoso di tante prede, ritorcevasi per la via del Piceno alle Alpi, fu pettoreggiato da Artabano, e sconfitto. E Buccellino, che dal suo canto voleva riuscire al medesimo disegno, s’imbattè in Narsete sul Volturno, e fu tagliato a pezzi lui ed i suoi.

III. Per la morte di Giustiniano sedette imperatore Giustino II. e Narsete fu rimosso dal comando d’Italia (An. di Cr. 566). Di che irritato fuormisura contro la Corte bizantina, confortò i Longobardi, popolo bellicoso, a far la conquista del bel paese italiano. Alboino li conduceva, e l’Italia, o poco o niente difesa dagl’imperatori d’Oriente, trovossi abbandonata a se medesima. Non fu quindi molto faticoso a’ Longobardi l’ottenerne il possesso.