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capo quinto 103   

lisario aveva ottenuta Roma, e si affaticava di respingere i Goti che facevano pressa di riaverla. Ma quand’egli si prometteva da Costantinopoli rinforzi valevoli a pigliar qualche decisiva battaglia, gli fu ingiunto che, lasciato in Roma un presidio, si trasferisse nella Lucania e ne’ Bruttii, dove il popolo si era messo in umore sedizioso contro i Bizantini. Vennero poi gli ajuti a Belisario, ma erano niente al bisogno, quantunque avesse certezza che molti gliene giungerebbero in breve da Costantinopoli. Belisario per averli più presti volle accostarsi colla flotta verso Taranto; ma il mare gittatosi a burrasca lo trascinò per Crotone. Donde, a riconoscere i luoghi e procacciar viveri, fece smontare la cavalleria, dalla quale fu sconfitta una grossa banda di Goti che le era uscita a riscontro. Ma Totila in buon punto spinse loro addosso un tremila cavalli, che sbaragliarono interamente i nemici. Questa rotta increbbe assai a Belisario, a cui veniva riferito ad un tempo che i Goti, fatta massa, sarebbero presto sopra Crotone. Il perchè egli, che non reputavasi sufficiente a tener forte in quella posizione, ascese, come potè più sollecito, sulle navi; e colla sua Antonina, che aveva voluto essergli compagna nei pericoli, prese terra in Messina. Totila frattanto stringeva di assedio Rossano, castello de’ Bruttii, dentro cui era un presidio di cento fanti e trecento cavalli. Belisario, saputo le strette di Rossano, e premendogli che questo castello non cedesse al nemico, quivi accorse da Messina co’ suoi. Ma come prima si offersero alla sua vista le numerose schiere de’ Goti ordinate a battaglia lungo il lido, retrocedette in Crotone. Donde provvide che Giovanni Vitelliano divergesse verso il Piceno una parte delle truppe, sperando che Totila, staccandosi da Rossano, là correrebbe. Ma non sortì il suo desiderio, perchè Totila non si rimosse, e Rossano cadde.

VI. Dopo la quale espugnazione Totila trasse al Piceno, soggiogò Perugia, e ritolse Roma a’ Bizantini. Restava che si mettesse all’impresa di Sicilia. Ma prima di andarvi, divisò di aver Reggio nelle sue mani, tra perchè non voleva lasciarsi nemica a tergo questa città, e perchè comprendeva quanto il possesso di essa gli darebbe comodo alla ritirata in casi sinistri, ed opportunità di tenervi milizie sussidiarie, proviande, e munizioni. Per la qual cosa non sì tosto fu a Reggio che vi si pose a campo, e chiese che gli si rendesse. Ma Teremondo ed Imerio, che avevano affortificata la città con ogni spediente di guerra, energicamente respinsero le armi gotiche. Laonde avvistosi Totila che ad ottenerla per forza, vi farebbe mestieri molto tempo, lasciò truppe bastevoli per tenerla assediata, e veleggiò in Sicilia (An. di Cr. 549); la quale in breve si compose