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   102 libro secondo

Ursicino loro valoroso compatriota, accompagnavano Belisario nell’impresa di Roma.

Circa questi tempi una scorreria di pirati, condotti da un Mamuca, narrasi avvenuta nelle vicinanze di Messina, ove dettero il guasto al cenobio di San Giovanni Battista. Di là poi voltarono a Reggio per farvi il medesimo; ma, colte e rotte da subita procella le loro fuste nel mezzo dello stretto, tutti perirono.

Belisario si approssimava a Roma a gran giornate, non solo senza impedimento di sorta alcuna, ma anzi dalle più città festeggiato e ricevuto, come se ne fosse il sovrano. Della qual cosa venne sì forte spavento a Teodato, che già sentiva sul suo capo il sibilo della vicina tempesta; e si affannò di spedir nunzii che portassero a Costantinopoli varie profferte di pace; ma di queste niuna fu accetta a Giustiniano. Onde i Goti, sentendo vergogna della viltà di Teodato che non mostrava animo eretto alla sommità del pericolo, lo uccisero senza por tempo, e gridarono loro re Vitige. Il quale quando adoperava ogni sforzo di ricuperar Roma, già caduta in potestà di Belisario, la trovò in forte attitudine di ribattere qualunque percossa nemica. Alla qual difesa Belisario aveva posto l’animo attesamente, e commessa la guardia della porta Flaminia a quella schiera di Reggini, che vi aveva menati Ursicino.

Ma dalla stessa gloria di Belisario pigliarono argomento i suoi emuli di metterlo in odio a Giustiniano, a cui persuadevano che il vittorioso guerriero, recando a proprio utile la conquista d’Italia, mirasse a farsene re. Questo fece che Belisario fosse bruscamente richiamato in Costantinopoli, quando all’Italia era ancor necessario il suo braccio per consolidarne il dominio imperiale. Dall’altra parte la fortuna de’ Goti cominciava ad esser risuscitata da Totila che a Vitige succedeva. Totila riconquistava in piccol tempo molte delle perdute provincie d’Italia; ed ogni dì più che l’altro perdevano terreno i Bizantini. Quando di queste traversie si ebbe conoscenza in Costantinopoli, gli occhi di tutti si rivolsero a Belisario, e l’imperatore , per secondare, sebbene di mal genio, il pubblico desiderio, rimandò Belisario in Italia. Mentre queste cose avvenivano (An. di Cr. 547), Totila che soggiornava in Brindisi, ebbe avviso della ritornata del temuto nemico, e spedì Ricimondo con un esercito verso Reggio per attraversargli il passaggio da Sicilia in Italia. Ma Giovanni Vitelliano, capitano di Belisario, ch’era all’assedio di Acerenza nella Lucania, percosse Ricimondo tra Vibone e Reggio, e lo vinse.

Dopo varii accidenti che non si attengono alla nostra storia, Be-