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magistrati, di cui si fa motto prima de’ tempi di Costantino, non fossero allora costituiti in determinata division di provincie; nè par che prima del detto imperatore fosse aggiustato il nome di provincia ad alcuna regione d’Italia. Erano piuttosto magistrati creati straordinariamente in certe occasioni, con missioni temporanee, e di varia durata, secondo che portavano le circostanze ed i bisogni speciali.

VII. Sotto Costantino l’impero romano fu spartito in quattro Prefetture del Pretorio (An. di Cr. 306 a 337.), mentre prima di lui, da Augusto a poi, Prefetto del Pretorio chiamavasi in Roma il magistrato che principava le coorti pretoriane. I quattro Prefetti del Pretorio istituiti da Costantino furono: quello di Oriente diviso in cinque Diocesi, dell’Illirico in due, della Gallia in tré, e dell’Italia in tre altre. Le tre diocesi del Prefetto d’Italia erano, Italia, Illirio occidentale, ed Affrica. La diocesi d’Italia si componeva di due Vicariati: Vicario della Città (Vicarius Urbis) che risedeva in Roma, e Vicario d’Italia, (Vicarius Italiae) che aveva sedia in Milano. Il Vicariato della Città comprendeva dieci provincie, e fra queste formavano la decima provincia la Lucania ed i Bruttii. Questa provincia era governata da un Correttore, la cui residenza era Reggio, e qualche volta Salerno. Italiche si nomavano le provincie del Vicariato d’Italia, ed Urbicarie quelle del Vicariato della Città: anzi quattro delle urbicarie, Toscana, Piceno, Valeria e Campania, dicevansi altresì suburbicarie. Dunque la Lucania ed i Bruttii erano una provincia urbicaria.

E siccome il Vicariato d’Italia abbracciava propriamente l’Italia superiore, così avvenne che il nome d’Italia sotto gli ultimi tempi dell’impero romano, ed anche ne’ susseguenti, fosse usurpato ad indicar quasi sempre la sola Italia settentrionale, ch’era già la Gallia Cisalpina della Repubblica Romana. Mentre questo nome, come abbiamo altrove dichiarato, ne’ tempi antichissimi non valeva a divisare che quella opposta regione meridionale quanta è circuita dal Tirreno e dall’Ionio, e chiusa tra i due golfi di Sant’ Eufemia e di Squillaci.

Il Correttore nella sua provincia, come Legato di Cesare, aveva tutta quella giurisdizione, che in Roma era annessa al Prefetto del Pretorio, a’ Consoli, ed a’ Pretori. E benchè la sua dignità si agguagliasse a quella del Consolare, era però molto da più del Preside, e rispondeva direttamente al Prefetto del Pretorio di Italia, ed al Vicario della Città. Al Correttore comunicava l’Imperatore le costituzioni che andavansi promulgando per i bisogni della provincia. Da’ suoi atti poteva farsi appello al Vicario della Città. Erano mi-