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   94 libro secondo

per Brindisi, l’altro per Reggio. Questo braccio, che da Capua menava a Reggio era pur detto via Aquilia, e passando per Nola, Nocera, Marcelliana, Morano, Consensa, e per le altre principali città più propinque al Tirreno, capitava alla Colonna Reggina, ed a Reggio. Ambe le braccia erano anche dette via Appia Trajana, o via Trajana senza più.

Ne’ tempi posteriori ad Augusto fu eretto a Reggio un tempio ad Iside e Serapide; tempio che per sua particolar divozione consecrava a quelle deità egiziane Quinto Fabio Liberto, ingenuo di Tiziano Seviro Augustale, candidato del sacerdozio. Il culto d’Iside e Serapide s’era insinuato a poco a poco nella plebe romana sin da’ migliori tempi della repubblica; e preso aveva tanto spazio, che il Senato, a cui premeva che il patrio culto non fosse guasto dall’intromissione di nuovi riti, aveva ordinato una volta che fossero distrutti que’ monumenti della credenza egiziana ovunque si trovassero. Ma nessuno volle prestarsi a ciò; e fu forza che il console Paolo Emilio, deposta la toga consolare, abbattesse a colpi di scure que’ monumenti. In processo di tempo però cominciò ad esser tollerato, ma restò sempre a privata divozione. Dal vedersi in Reggio un Augustale fece presumere che qui dovesse essere un tempio dedicato ad Augusto. Oltre de’ Sacerdoti augustali vi erano ancora i Decurioni augustali, che nelle colonie formavano un ordine separato, ed eleggevano il Magister Augustalis. Nè tutti gli Augustali erano decurioni. Perciocchè siccome ai cittadini benemeriti si concedevano dagl’imperatori gli ornamenti consolari, così a que’ popolani che si distinguessero per il loro merito accordavansi gli ornamenti decurionali. E come chi otteneva i consolari ornamenti non era console, così nelle colonie non era decurione chi aveva gli ornamenti decurionali. E di cotesti tra i Reggini pare che fosse stata la famiglia Fabia, la quale nelle lapidi nostre occorre assai spesso.

Essendo Valeriano imperatore (An. di Cr. 253 a 260), una pesti lenza micidialissima mise in lutto gran parte di Europa, e desolò miseramente l’Italia. Narrano che Reggio fu allora travagliata di tal morbo per sei anni, con mortalità di ben cinquemila de’ suoi cittadini.

VI. La prima menzione de’ Magistrati, addetti a governar le regioni d’Italia sotto l’impero romano, interviene a’ tempi di Adriano: ed erano quattro Consolari. Vi ha pur memoria a quando a quando de’ Correttori della Toscana, dell’Umbria, e del Piceno da’ tempi di Adriano a quelli di Costantino, non che di Correttore di tutta l’Italia, e della Lucania in particolare. Ma sembra indubitato che questi