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capo terzo 87   

cessitò a battaglia, e lo vinse. Laonde Salvidieno, a causar maggior danno, si tirò in fuga nel seno di Bagnara, col più delle navi gravemente malmenate.

IV. Quando Ottaviano giunse a Reggio ebbe contezza della fazione navale, e dell’infortunio de’ suoi; ma pressato intanto da Antonio a raggiungerlo in Brindisi, e muovere contro Bruto e Cassio, prima di allontanarsi diè fede a’ Reggini, ed a’ Vibonesi che avrebbe escluse le loro città dal numero di quelle destinate a’ soldati premio della vittoria. E ciò astutamente faceva, per non alienarle da sè, e contenerle in un medesimo dal far defezione a Sesto Pompeo. Il quale già fortemente agognava alla signoria di Reggio, per aver in Italia un piè fermo contro i suoi avversarii. Ed in quel che i due Triumviri osteggiavano Bruto e Cassio, tutta la Sicilia e la Sardegna si piegava a Pompeo. E costui con una copiosissima ed agguerrita flotta padroneggiava oggimai quanto mare è tra l’Affrica e l’Italia. Ma nella battaglia di Filippi la vittoria arrise a’ Triumviri, e Bruto e Cassio cercarono libertà nella morte. Allora la repubblica romana, ch’era in costoro personificata, fu spenta del tutto.

Ottaviano fece ritorno in Italia, dove i suoi soldati in premio della vittoria aspettavano impazienti la bramata preda delle diciotto città. Ma qui varie difficoltà si tramisero: imperciocchè le dette città pretendevano che non esse sole, ma l’intera Italia sostener dovesse il peso della divisione de’ terreni, e che questi terreni fossero pagati a giusto prezzo dalla potestà triumvirale. Ma Ottaviano adduceva alle città esclamanti la ragione della necessità; e prevedeva altresì che questo non sarebbe stato sufficiente a contentar le milizie. Nè il fu, chè i soldati, non sazii di essersi appropriate le ricchezze della città loro concedute, correvano a depredare impunemente i poderi confinanti; nè punto lasciavansi correggere dalle ammonizioni di Ottaviano, nè da tante altre largizioni che costui andava lor facendo.

Reggio per tal dolorosa cagione, di nobile e splendido municipio fu ridotta a colonia militare, e chiamata Regium Julii, o a dinotare il pieno dominio di Giulio Cesare Ottaviano, o a contrassegnarla dall’altra Regium Lepidi. I suoi cittadini furono dispersi, e tutte le loro sostanze vennero nelle avide unghie di quegl’insolenti veterani a cui era sola ragione la forza, solo stimolo la rapina. Così Ottaviano liberava la sua parola a’ Reggini!

V. Potentissimo in questo mezzo diveniva Sesto Pompeo in Sicilia (An. di R. 715. av. Cr. 39). Sue erano altresì la Sardegna e la Corsica; e dominando que’ mari impacciava per ogni verso il commercio dell’occidente con Roma. Onde il popolo romano trascor-