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   86 libro secondo

degl’interni nemici. Ed Ottaviano di suo uffizio, nella qualità di console, lesse a’ soldati il decreto triumvirale delle promesse ricompense; e pubblicò la nota de’ cittadini proscritti. De’ quali quanti ebbero spazio a salvarsi, chi corse a Bruto, e Cassio, chi in Affrica a Cornificio; ma i più trovarono ricetto in Sicilia presso Sesto Pompeo. Il quale, sebbene non avesse avuta parte alcuna nella congiura contro Cesare, fu ciò nonostante da Ottaviano, a cui era in odio, inchiuso nella lista de’ proscritti. E quando gli andò notizia di ciò, con tutta quell’armata, che comandava nella Spagna, veleggiò per Sicilia; traendo pur seco quante navi romane gli si avvenivano ne’ porti, donde passava. Ed ivi soggiornando, fecesi ricettatore di tutti quegli altri sciagurati, che colpiti dalla sentenza di proscrizione, fuggivano a fiaccacollo dalle contrade, ove giungeva la possa triumvirale.

I più illustri, virtuosi, e nobili cittadini furono senza pietà sagrificati alla rabbiosa vendetta de’ Triumviri. E fra i più illustri proscritti contavasi Cicerone, a cui mentre fuggiva in una lettiga, fu mozzo il venerando capo per ordine di Antonio, che mirò con truce compiacenza recise da’ suoi sgherri quelle mani, che avevano scritto le filippiche.

III. Era ancora tra questi proscritti Vetulino, il quale radunata una buona copia di fuggitivi, formata in gran parte de’ cittadini di quelle diciotto città, i quali non potevano patire di sentir le patrie loro promesse in premio a’ soldati, si assodò negl’intorni di Reggio, donde faceva continue molestie alle centurie romane. Ma quando vide, che i nemici s’ingrossavano contro di lui, chiese ajuti a Sesto Pompeo, che gliene spedì dalla Sicilia; e per tal maniera guerreggiò buon pezzo da valoroso contro le coorti de’ Triumviri. Vinto alla fine, ordinò, che un suo figliuolo, e tutti gli altri, ch’erano con quello si mettessero in sicuro in Messana. Ed e’ medesimo, che ultimo vi passava, avvenutosi in alto mare in una nave nemica, le si avventò sopra, ma nel conflitto restò ucciso.

Sesto Pompeo intanto, oltre una numerosa e potente armata, aveva creato in Sicilia un esercito formidabile, accresciuto a dismisura da tutti i malcontenti, che dall’Italia fuggendo, a lui correvano. Le quali cose conosciute da Ottaviano, gli mandò contro con una armata Salvidieno, reputando facil cosà sconfiggerlo. E lo stesso Ottaviano mosse per terra verso Reggio collo scopo, che a Salvidieno potessero fare spalla le sue legioni (An. di R. 712, av. Cr. 42). Ma Pompeo uscito dal porto di Messana colla sua armata corse a tutte vele contro il navilio nemico, ed affrontatolo presso Scilla, lo ne-