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   80 libro secondo

Fu combattuta la battaglia con prodigioso valore da ambe le parti; ma la vittoria arrise a’ Romani, ed Ascoli fu compiutamente disfatta, e trasse Corfinio nella sua rovina. Per questa terribile sconfitta cadde il fiato a’ Socii, e la lega andò perdendo terreno. Primi i Peligni, e poscia i Marsi si ricondussero all’alleanza romana. Rimaneva il peso e l’ordine della guerra a’ Sanniti ed a’ Lucani.

VII. Costoro, dopo la rotta di Ascoli, raccozzatisi con quanti altri Socii non disperavano ancora, e stavano fermi alle riscosse, tiraronsi nel paese de’ Bruttii, ove si rifecero e sostennero per assai tempo. Quivi con parte delle loro genti ponendo l’assedio a Tisia città forte di quella regione, si spinsero col grosso dell’esercito, capitanati da Popedio, Marco Aponio, e Tiberio Clepsio, all’assalto di Reggio (An. di R. 666, av. Cr. 88). Questa città aveva ributtato fermamente tutte le lusinghe praticate da’ Socii per averla amica, e tutte le minacce per averla suggetta. Eglino per contra volevano soggiogarla ad ogni modo, per aprirsi il passo, o la ritirata in Sicilia, qualora non potessero più oltre pettoreggiare i Romani. E per il vero, ridotti come si vedevano nell’estremità dell’Italia, avrebbero tirato un gran punto, se loro fosse succeduto l’insignorirsi di Reggio, ivi affortificarsi, ed aver fondamento di uno scampo nell’isola. Dove mettendo in combustione quel popolo, e sommovendo gli schiavi, che vi dimoravano assai malcontenti, promettevansi di poter lungamente sostenersi. Ma i loro computi furono tempo gittato. Reggio tenne la punta a’ nemici con incredibile bravura, ed ebbe opportuni ajuti da Cajo Nerbano, pretore di Sicilia. Perciocchè costui, come seppe il caso di Reggio, vi corse in fretta dalla prossima Messana con un fiore d’armati, e strinse il nemico a partirsi.

Con questo mal andato tentativo sopra Reggio pare che abbia avuto termine la guerra Sociale, che costò la vita a circa trecentomila cittadini. Imperciocchè morto in quel mezzo Popedio Silone, che l’aveva ordita e diretta, nè cessato durante il suo vivere di rilevarla da’ pessimi termini a che era venuta, le schiere de’ Socii che stavano tuttavia sulle armi, si disordinarono e dispersero. Circa questi tempi un violento tremuoto conquassò in molte parti l’Italia, e travagliò Reggio gravemente.

VIII. La conseguenza precipua ed immediata della legge Giulia, a cui diede occasione la guerra Sociale, si fu di trasformare moralmente l’Italia in una sola città, di abolire le distinzioni da’ Latini ad Italici, da Confederati a Coloni, e di ridurre così alla pari i loro diritti che tutte le città italiche, cessando di esser federale, o colonie, o altro che sia, andassero a fondersi o a dar fondo nella città