Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/102


capo secondo 77   

tissimi, a cui niun altra cosa avanzava che la nojosa memoria del tempo felice, e la presente abbiezione. All’operosità era succeduta l’ignavia, alla concitazione il silenzio, la morte alla vita. Allo stesso inclito nome di Magna Grecia era prevalso quello di Bruttii in mezzo alla rovina di tante famose repubbliche, scompigliate ed imbarbarite dalla violenza delle armi, e sotto le orme de’ feroci conquistatori. Un aspro e barbaro gergo, che non aveva alcun sapore dell’antico italico, tenne il luogo del morbido e delicato idioma degli Italioti. E gli stessi monumenti delle arti italiche, usciti illesi del guasto e del cozzo delle battaglie, erano da’ vincitori involati, e traportati quali in Roma, quali in Cartagine. Si volle insomma per ogni guisa cancellare il vestigio dell’antica civiltà degl’Italioti, come già erasene cancellata la nazione e lo stato.

Bisogna imperò affermare che in tal conquasso delle città e terre italiote, Reggio validamente tenuta da’ Romani, non fu mai tormentata dalle efferatezze de’ Cartaginesi o de’ Bruttii; e niuna fazione fu mai cotanta che sopraffacesse la cosa pubblica, e menomasse l’osservanza verso i Romani. Mentre la rimanente Italia laceravano le discordie interne; e le sue più nobili città, sguazzate dal dominio cartaginese al romano, e da questo a quello, secondo le vittorie e le sconfitte, non avevano mai posa. Reggio, non cessando di governarsi con le sue proprie leggi e costumanze, potè conservarsi intatta da ogni scoria straniera la sua indole greca nella favella, ne’ magistrati, nel culto religioso, nelle civili usanze. Nè trovo che innanzi a’ tempi di Augusto fosse stata mai compresa nella regione de’ Bruttii.

V. Al termine della seconda guerra punica, la condizione delle città d’Italia, e della loro federazione con Roma fu grandemente alterata. Conciossiachè avendo già molte di esse fatta volontaria defezione ad Annibale, i Romani vincitori, poichè le ebbero strappate al nemico, fecero stima di non essere più tenuti agli antichi patti. E di federate che erano, le mutarono in pena della loro slealtà, quali in municipii, quali in colonie. Reggio sola tra le città italiote, mantenutasi fedele a Roma, seguitò di esserle federata sino al pubblicarsi della legge Giulia. Di che sappiamo che nella guerra contro Filippo re di Macedonia, quando l’armata romana andò in Cefalonia (An. di R. 555. av. Cr. 199), per ordine del pretore Lucrezio, il costui fratello (che pur Lucrezio avea nome, ed era al comando della medesima) richiese, giusta i patti federali, a’ Reggini una trireme, due a’ Locresi, quattro a’ Bruttii, per unirle all’armata. Così pure nella guerra di Antioco, re di Siria (An. di R. 561