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64 | DE LA BESTIA TRIONFANTE |
e da tempeste: ivi sarà sicura guida di quelli, che vanno errando per questo tempestoso pelago d’errori; e indi si mostrarà chiaro e terso specchio di contemplazione.» Disse il padre Saturno: «Che faremo di quella Orsa maggiore? propona Momo!» E lui disse: «Vada, perchè la è vecchia, per donna di compagno di quella minore giovanetta! e vedete, che non le dovegna ruffiana; il che se accaderà, sia condannata a servir a qualche mendico, che con andarla mostrando, e con farla cavalcare da fanciulli e altri simili, per curar la febbre quartana e altre picciole infermitadi, possa guadagnar da vivere per lui e lei.» — Dimanda Marte: «Che faremo di quel nostro dragonaccio, o Giove?» — «Dica Momo,» rispose il padre. E quello: «La è una disutile bestia, e che è meglio morta che viva. Però, se vi pare, mandiamola ne l’Ibernia, o in un’isola de l’Orcadi a pascere. Ma guardate bene! chè con la coda è dubbio, che non faccia qualche ruina di stelle con farle precipitar in mare.» Rispose Apolline: «Non dubitare, o Momo! perchè ofdinarò a qualche Circe o Medea, che con quei versi, con li quali si seppe addormentar, quando era guardiano de le poma d’oro, adesso di nuovo insoporato, sia trasportato pian pianino in terra; e non mi par, che debbia morire, ma si vada mostrando ovunque è barbara bellezza; perchè le poma d’oro saranno la beltade; il drago sarà la fierezaa; Giasone sarà l'amante; l’incanto, ch’addormenta il drago, sarà, che
Non è sì duro cor, che proponendo,
Tempo aspettando, piangendo ed amando,
E tal volta pagando, non si smuova;
Nè sì freddo voler, che non si scalde.