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DIALOGO PRIMO | 61 |
senza simulazione e dolo, ma Con libera e spontanea voluntade, a i accettare e ponere in esecuzione tutto quello che per il presente sinodo verrebbe conchiuso, statuto e ordinato. Il che avendo detto, si voltò a li circostanti dei, e li richiese, che con alzar la mano facessero aperto e ratificato quei tanto, eh' in nome loro aveva esposto in presenza de 1'Altitonante. E così fu fatto. A presso apre la bocca il magno protoparente, e fissi in cotal tenore udire i Se gloriosa, o dei, fu la nostra vittoria contro li giganti, che in breve spazio di tempo risorsero contra di noi, che erano nemici stranieri ed aperti, che ne combattevano solo da l'Olimpo, e che noti possevano né tentavano altro, che di ne precipitare dal cielo: quanto più gloriosa e degna sarà quella di noi stessi, l i quali fummo contra lor. vittoriosi ? Quanto più degna, dico, e gloriosa è quella di nostri affetti, che tanto tempo han trionfato di noi, che sono nemici domestici ed interni, che ne tiranneggiano da ogni lato, e che ne hanno trabalzati e smossi da noi stessi? Se dunque di festa degno ne ha parso quel giorno, che ne partorì vittoria tale, di quale il frutto in un momento disparve, quanto più festivo deve essere questo, di cui la fruttuosa gloria sarà eviterna per li secoli futuri? Séguite, dunque d'essere festivo il giorno de la vittoria; ma quel che si diceva de la vittoria de' giganti, dicasi de la vittoria de li dei, perché in esso abbiamo vinti noi medesimi! Instituiscasi oltre festivo il giorno presente, nel quale si ripurga il cielo, e questo sia più solenne a noi, che abbia mai possuto essere a gli Egizj la trasmigrazione del popolo leproso, ed agli Ebrei il transito de la babilonica cattivitade! Oggi il morbo, la peste, la lebra si bandisce dal cielo a li deserti; oggi vien rotta quella ca-