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dialogo primo | 51 |
aver le sue trenta e quattro lucciole, che si veggono citra e oltre il tropico di Capricorno, più tosto che tanti altri non meno degni e grandi, e altri più degni e maggiori? Pensate, che basta dire, che le sorelle di Faetone v’abbiano la stanza? O forse volete, che vegna celebrato, perchè ivi per mia mano cadde il fulminato figlio d’Apollo, per aver il padre abusato del suo ufficio, grado ed autoritade? Perchè il cavallo di Bellerofonte è montato ad investirsi di venti stelle in cielo, essendo che sta sepolto in terra il suo cavalcatore? A che proposito quella Saetta, che per il splendor di cinque stelle che tiene inchiodate, luce prossima a l’Aquila e Delfino? Certo, che se le fa gran torto, che non stia vicina al Sagittario, a fin che se ne possa servire, quando arà tirato quella, che tiene in punta; o pur non appaia in parte, dove possa rendere qualche ragion di sè. Appresso bramo intendere, tra il spoglio del Leone e la testa di quel bianco e dolce Cigno, che fa quella Lira fatta di corna di bue in forma di testuggine? Vorrei sapere, s’ella vi dimora per onor de la testuggine, o de le corna, o de la lira, o pur, perchè ognun veda la maestria di Mercurio, che l’ha fatta per testimonio de la sua dissoluta e vana iattanza?
Ecco o dei, l’opre nostre! ecco le egregie nostre manifatture, con le quali ne rendemo onorati al cielo! Vedete, che belle fabriche, non molto dissimili a quelle, che sogliono far li fanciulli, quando contrattano la luta, la pasta, le boscaglie, le frasche e festuche, tentando imitare l’opre de’ maggiori! Pensate, che non doviamo render ragione e conto di queste? Possete persuaderà, che de l’opre oziose saremo meno richiesti, interrogali, giudicati e condannali, che de l’oziose parole? La dea Giustizia, la