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saul. Se così è, non è delettazione senza mistura di tristezza; se nel moto è la partecipazione di quel che contenta, e di quel che fastidisce.
sof. Dici bene. A quel che è detto, aggiungo, che Giove qualche volta, come gli venesse tedio di esser Giove, prende certe vacanze ora di agricoltore, ora di cacciatore, ora di soldato; adesso è con li dei, adesso con gli uomini, adesso con le bestie. Coloro che sono ne le ville, prendono la lor festa e spasso ne le cittadi; quei che sono ne le cittadi, fanno le loro relassazioni, ferie e vacanze ne le ville. A chi è stato assiso o colcato, piace e giova il camminare; e chi ha discorso con li piedi, trova refrigerio nel sedere. Ha piacer ne la campagna chi troppo ha dimorato in tetto; brama la stanza chi è satollo del campo. Il frequentar un cibo, quantunque piacevole, è cagione di nausea al fine: tanto che la mutazione da un estremo a l’altro per li suoi participj, il moto da un contrario a l’altro per li suoi mezzi viene a soddisfare, e in fine veggiamo tanta famigliarità di un contrario con l’altro, che uno più conviene con l’altro, che il simile con il simile.
saul. Così mi par vedere, per che la giustizia non ha l’atto, se non dove è l’errore, la concordia non s’effettua, se non dove è la contrarietade, lo sferico non posa nello sferico, perchè si toccano in punto, ma il concavo si quieta nel convesso; e moralmente il superbo non può convenire col superbo, il povero col povero, l’avaro con l’avaro; ma si compiace l’uno ne l’umile, l’altro nel ricco, questo col splendido. Però, se fisica - matematica - e moralmente si considera, vedesi, che non ha trovato poco quel filosofo, che è dovenuto a la ragione de la coincidenza de' contrarj, e non è imbecille pratico quel mago, che