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di cotal filosofia verrà pienamente compita, e dove ragioneremo più per modo definitivo. Abbiamo dunque qua un Giove non preso per troppo legittimo e buon vicario o luogotenente del primo principio e causa universale, ma ben tolto qual cosa variabile, soggetto al fato de la mutazione. Però conoscendo egli, che in tutto un infinito ente e sostanza sono le nature particolari infinite e innumerabili, de le quali egli è un individuo, che, come in sostanza, essenza e natura sono uno, così per ragion del numero, che subentrano, incorrono innumerabili vicissitudini e specie di moto e mutazione. Ciascuna dunque di esse, e particolarmente Giove, si trova esser tale individuo, sotto tal composizione, con tali accidenti e circostanze, poste in numero per differenze, che nascono da le contrarietà, le quali tutte si riducono ad una originale e prima, ch’è primo principio di tutte le altre, che sono efficienti prossimi d’ogni cangiamento e vicissitudine: per cui, come da quel che prima non era Giove, a presso fu fatto Giove, così da quel che al presente è Giove, al fine sarà altro che Giove. Conosce, che de l’eterna sostanza corporea, la quale non è denichilabile nè annichilabile, ma rarefabile, inspessabile, formabile, ordinabile, figurabile, la composizione si dissolve, si cangia la complessione, si muta la figura, si altera l’essere, si varia la fortuna, rimanendo sempre quel che sono in sostanza gli elementi, e quello stesso, che fu sempre perseverando, l’uno principio materiale, ch’è vera sostanza de le cose eterna, ingenerabile, incorrottibile. Conosce bene, che de l’eterna sostanza incorporea niente si cangia, si forma, o si disforma; ma sempre rimane pur quella, che non può essere soggetto di dissoluzione, come non è pos-