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4 de la bestia trionfante

e cresciuti insieme, vi sta congiunto, così ne le molte e degne, esterne ed interne perfezioni vi assomiglia; ed al mio riguardo fu egli quel secondo, che a presso li vostri primi li secondi officj mi propose ed offerse, quali io arei accettati, e lui certo arebbe effettuati, se tra noi non avesse sparso il suo arsenico de’ vili, maligni ed ignobili interessati l’invidiosa Erinni. Si che, serbando a lui qualch’altra materia, ecco a voi presento questo numero di dialoghi, li quali certamente saranno così buoni o tristi, pregiati o ignoranti, alti o bassi, profittevoli o disutili, fertili o sterili, gravi o dissoluti, religiosi o profani, come di quei, ne le mani de’ quali potran venire, altri son de l’una, altri de l’altra contraria maniera. E perchè il numero de’ stolti e perversi è incomparabilmente più grande che de’ sapienti e giusti, avviene che, se voglio rimirare alla gloria, o altri frutti, che partoriesce la moltitudine di voci, tanto manca, ch’io debba sperar lieto successo dal mio studio e lavoro, che più tosto ho da aspettar materia di discontentezza, e da stimar molto miglior il silenzio, che il parlare. Ma se fo conto de l’occhio de l’eterna veritade, e cui le cose son tanto più preziose ed illustri, quanto tal volta non solo son da più pochi conosciute, cercate e possedute, ma ed oltre tenute a vile, biasimate, perseguitate: accade, ch’io tanto più mi forzi a fendere il corso dell’impetuoso torrente, quanto gli veggio maggior vigore aggiunto dal torbido, profondo e clivoso varco.

Così dunque lasciaremo la moltitudine ridersi, scherzare, burlare e vagheggiarsi su la superficie de’ mimici, comici, e istrionici Sileni, sotto i quali sta ricoperto, ascoso e sicuro il tesoro de la bontade e veritade; come per il contrario si trovano