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vergogna, devono sparire, e non possono accordarsi con la nuova astronomia. Dacchè è dimostrato che gli abitatori della terra girano intorno al sole, dopo questa rivoluzione della scienza, è loro interdetto di porre la vita sotto la protezione di miserabili bruti e di vizj indiati. Eleggano a protettori astri onorevoli, e la loro condotta sarà altresì onorevole; commettano i loro destini, non ai capricci del caso, ma alle leggi della giustizia, e la lor vita sarà regolata ad una costante felicità.

Questo concetto era nuovo, sebbene sembri che le opere del Manzolli e di Basilio Zanchi 1 l’abbiano potuto suggerire. Era semplice, non essendo che una combinazione dell’idea d’influenza siderale con l'idea di una riforma astronomica. Il modo onde Bruno la mette in atto è certamente originale. Lo spirito e l'immaginazione vi abbondano a josa. Egli vi maneggia destramente l'allegoria

    occultandos initio fuerunt inventæ, demum procedente ævo pro veris habitæ sunt. Tandem insania hominum eo processit, ut vitiatæ longo usu cœlestium rerum imagines in pessimum vitæ exemplum adhibitæ sint, et in totidem numina mutatæ. Denique explosa luce per gentes, turpis fabula genita est, quæ crudelia et impia facta induxit, tyrannidemque, schismata et ignorantiam omnium rerum pietatem esse voluit, perverso omni vitæ ratione et usu.»
    Ecco quel che Bruno scriveva sette anni dopo la pubblicazione dello Spaccio (de Monade, ecc. pag. 151, 12.)

  1. Il titolo dell’opera di Manzolli (Marcellus Palingenius) è qui significativo: Zodiacus vitæ, 1537. Il libro di B. Zanchi, Hortus Sophiæ, dedicato al cardinal Bembo, è una splendida descrizione in versi delle dottrine cristiane; ma l’autore, canonico lateranense, ne cavò di morire in prigione sotto Paolo IV.