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66 | sotto il velame |
E questo fuoco illumina il nobile castello, nel quale è un1
loco aperto luminoso ed alto,
sì che veder poteansi tutti quanti.
E non ostante questo lume e questo fuoco, anche lì è tenebra. Virgilio, che ben lo sapeva, ben lo dice:2
Loco è laggiù non tristo da martiri,
ma di tenebre solo...
Quivi sto io coi parvoli innocenti.
Non ignoro che si proposero e si propongono interpretazioni sofistiche per sanare questa contradizione del poeta; ma io credo che non si debba violare la lettera di Dante, se non si vuole violare il pensiero di lui. Il luogo è tenebroso sì per i parvoli e sì per gli spiriti magni; anzi tenebra è il solo martirio che v’è; la tenebra che con quel desio senza speme è una cosa, quando noi pensiamo che quel desio dato eternamente per lutto ad Aristotele o Plato e altri molti è quello
di veder l'alto sol che tu desiri
e che fu tardi da me conosciuto,
come Virgilio dice a Sordello.3
Dunque? Dunque la contradizione è voluta, ed esprime appunto visibilmente quella contradizione intelligibile che è in quelle dominanti parole dell’aquila:4