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il vestibolo e il limbo 53

Passata la riviera, ecco la proda della valle d’abisso. Da essa esce un lamento infinito. E infinita è la sua oscurità. Si scende e si entra nel primo cerchio.

               Quivi, secondo che per ascoltare,
               non avea pianto ma’ che di sospiri,
               che l’aura eterna facevan tremare:
               
               ciò avvenìa di duol senza martiri,
               ch’avean le turbe, ch’eran molte e grandi,
               e d’infanti e di femmine e di viri.1

In questo cerchio non c’è altro pianto, che di sospiri; il che Dante altrove conferma e dichiara, dicendo che in esso2

                                                          i lamenti
               non suonano come guai, ma son sospiri

E questa e quella espressione sono così formate da richiamare e correggere quella usata per il vestibolo, dove oltre i sospiri sono pianti, e i lamenti sono guai e alti guai:

               quivi sospiri, pianti e alti guai.3

Inoltre i sospiri nel limbo sono l’effetto “di duol senza martiri„, il che non può dirsi nei correnti nel vestibolo che4

               erano ignudi e stimolati molto
               da mosconi e da vespe ch’eran ivi.

               Elle rigavan lor di sangue il volto,
               che, mischiato di lagrime, ai lor piedi,
               da fastidiosi vermi era ricolto.

  1. Inf. IV 25 segg.
  2. Purg. VII 29 seg.
  3. Inf. III 22.
  4. Ib. 65 segg.