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34 sotto il velame

lare che del secondo caso) Virgilio apparve a Dante, quand’esso era ripinto dove il sol tace,1 cioè nell’oscurità, quand’esso rovinava in basso loco, cioè nella valle, quand’esso ritornava a tanta noia, cioè nella selva amara.

Dante era dunque come un non battezzato, finchè stette nella selva e quando era per ritornarci: era servo e quasi morto. In fatti quando poi, passato Acheronte, si trova nel limbo, tra le anime dei non battezzati, prova, diremmo noi, come un’allucinazione. Che è? che non è? dove si trova? ma è ancora nella selva? nella selva oscura, simbolo del manco di lume, e perciò di libertà, e quasi di vita e di battesimo? Virgilio gli ha confermato il fatto della discesa del possente, portatore di libertà. E Dante narra:2

               Non lasciavam l’andar, perch’ei dicessi,

dicesse di questa liberazione,

               ma passavam la selva tuttavia...

come la selva? la selva della servitù? Sì:

               la selva, dico, di spiriti spessi.

Dante non si trastulla con le parole! Dante sa quel che dice! Se la selva significa la mancanza di libertà del volere, il limbo che tiene in sè i non battezzati è una selva anch’esso. Mirabile linguaggio!

Ed è oscura questa selva. Dante vede infatti un foco,3

  1. Inf. I 60; cfr. 2 e 14; 76; cfr. 7.
  2. Inf. IV 64 segg.
  3. Inf. ib 68 seg.