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la mirabile visione | 501 |
posto nella candida rosa. Essa gli è ora così lontana, come il fondo del mare dalla più alta regione del tuono. Presso lui è un sene, dal volto sorridente, dall’atteggiamento paterno.
Dante è avanti la morte. E non solo la sua anima è purificata e fatta degna di contemplare Dio, ma anche il suo dolore è lontano.
La mirabile visione è già tutta narrata. Dante può rifugiarsi, dall’amarezza della vita nella dolcezza del riposo; dall’esilio nella patria, dalla morte nell’immortalità.
Che cosa restava più, di quel dolore? di quel primo e di quel secondo, che si comprendono nella morte di Beatrice e nella morte di Enrico? La Divina Comedia.
L’adolescente si smarrisce non avendo la prudenza. La riacquista nella sua età piena. Si mette per la via del mondo, verso la felicità buona e non ottima. Vuol essere utile ai suoi simili. Ha, con la prudenza riacquistata, le altre tre virtù necessarie alla vita attiva. Ma la malizia degli uomini lo respinge. Non c’è chi governi, e l’ingiustizia regna. Allora l’uomo cambia di cammino. Si mette, per ispirazione della donna amata, che ora è morta e vede Iddio ed è la verace Sapienza, si mette nella via di Dio: si dà alla vita contemplativa, studiando per giungere all’arte e alla sapienza. L’arte gli deve servire per rivelare agli altri ciò che avrà veduto: chè utile anch’essa, e più dell’altra anche, è la vita contemplativa ai nostri fratelli.
Ma bisogna morire per fruire di questa vita: morire alla tenebra, e riaver in atto la luce o la prudenza; morire al peccato, sì della carne, sì dello