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la mirabile visione 497

grave la condizione del suo esilio. Nella riforma di Baldo d’Aguglione si confermavano le sentenze contro lui. Egli riprese la sua dura via. Continuò a mendicare, a scendere e salire, e non sperò più. La sua vita era infranta per sempre.

E allora ripensò alla fanciulla morta, ripensò alla visione che aveva avuto di lei, nella quale essa dalla terra lo richiamava al cielo. E allora, nella seconda disperazione della sua vita, riprese il disegno che aveva avuto nella prima, non meno amara. E gli studi che già allora aveva destinati alla visione mirabile, a quella ravviò e ricondusse.

Un’antica tradizione afferma che Dante ebbe un tempo il pensiero di lasciare il secolo e farsi frate minore. Si dice anzi che fu terziario, e che la corda, che gittò a Gerione, la corda che aveva cinta e con cui credè un tempo di prendere la lonza, era la corda di quell’ordine. Lo Scartazzini non rigetta la leggenda, e congettura che il proposito di Dante dovesse avvenire “nel tempo che corse dalla morte di Beatrice al matrimonio„ suo. Lo Scartazzini ha ragione nel dar peso alla leggenda.

Quella tradizione spiega il fatto della corda, e consuona col significato della Comedia: per ciò è attendibile. Ora quel pensiero sorse nel Poeta, prima che egli s’innamorasse della donna gentile, o dopo? Dopo: perchè quel pensiero di lasciare il mondo, e darsi allo spirito, è tutt’uno con la mirabile Visione, se questa è, come è, tutt’uno col concepimento fondamentale della Comedia. Dopo, dunque, non solo l’innamoramento ma anche il pentimento, dopo le due imaginazioni nelle quali egli vide Beatrice giovinetta e Beatrice santa. Ma certo prima del suo

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