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“la luminosa sapienza„. “Sapientia„, dunque, diciamo. E così Virgilio sarà studium artis e studium sapientiae: studio dell’arte e amor della sapienza. Ma chi ama, è s’intende, Dante: Virgilio è un suo predicato.

Ciò si riscontra perfettamente nel Convivio.1 “È uno studio il quale mena l’uomo all’abito dell’arte e della scienzia„. Scienzia è qui, come vuole il contesto, sapienza.2 Infatti “Filosofia è quando l’anima e la sapienza sono fatte amiche„. Diciamo subito che nè Beatrice nè Virgilio sono di per sè Filosofia; ma che, se l’uno è studio o amore, e l’altra è sapienza, filosofia risulta dal tender dell’uno all’altra: dal tendervi nell’anima di Dante. E poichè Virgilio conduce Dante anche a Matelda, anzi prima a questa che a Beatrice, e Matelda è l’arte, così che cosa risulta dal tendere di Virgilio a Matelda? Filosofia è l’amor della sapienza; lo studio dell’arte, che è? Vediamo: due alunni ha Virgilio e tutti e due conduce a Matelda: l’uno è del mondo, per così dire, pagano o mondo antico o latino; l’altro dell’evo cristiano o nuovo o volgare. Ebbene Virgilio, come studio in genere e come studio dell’opere Virgiliane in ispecie, condusse Stazio anche alla sapienza: oltre che all’arte, anche alla sapienza. Ciò significa Stazio stesso dicendo:3

                              fui, per te cristiano.

Invero Dante dice che “le Intelligenzie che sono in

  1. Conv. III 12.
  2. Prima dice: «lo studio che suole precedere la generazione dell’amistà».
  3. Purg. XXII 73.