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474 sotto il velame


               Tu il sai, che non ti fu per lei amara
               in Utica la morte.

Quella libertà che Dante cerca e che acquista sulla cima del monte, fu cara massimamente al veglio solo che è alle falde. In questo nome santo di libertà, il veglio solo è legato alla giovane sola.

Nè solo per questo. L’uno è, poichè ha la faccia irradiata dalle quattro luci sante, la vita attiva; la quale si conduce con l’esercizio delle quattro virtù cardinali. E così l’altra è pur questa vita attiva. Ma nel primo essa vita si trovò a contrastare con la difficultas insormontabile, creata dalla colpa umana; onde si arrestò e s’infranse. Nell’altra, nessuna difficoltà; ma libertà e gioia. L’uno è tutto quel di giusto ch’uomo poteva essere prima della Redenzione; ma l’altra è la Giustizia originale. E se l’uno ha tutti i segni della nobiltà di “tutte etadi„1 (che non potrebbe avere se non fosse vecchio); se ha il colmo delle quattro virtù; se è la “virtù„ senz’altro; la giovane donna a quelle medesime quattro virtù presenta il viatore purificato;2 e in ciò è simile al veglio; ma queste quattro hanno poco di là le altre tre sante che Catone non si vestì.3 E fu senza vizio; ma l’altra è nel giardino dell’innocenza.

L’uno è dunque la laboriosa e l’altra la gioconda operazione. Il veglio domando con la temperanza l’animo e spronandolo con la fortezza, illuminando con la prudenza l’intelletto e dirigendo con la giustizia la volontà, non è riuscito che a morire; poichè non v’ha, fuor della fede di Cristo, libertà

  1. Conv. IV 28.
  2. Purg. XXXI 103 segg.
  3. ib. 111, VII 34 segg.