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472 | sotto il velame |
solo anch’esso. Questo essere solo del veglio e della donna, che appaiono l’uno alle falde e l’altra sulla cima del monte, l’uno dopo il primo settennato e l’altra dopo il secondo, risponde fedelmente alla dichiarazione che fa S. Agostino di Lia supposta a Rachele dopo i primi sette anni di servaggio, nella notte nuziale. Il Poeta par che dica: Non c’era quell’altra: il veglio era solo, la donna era sola. Così nella nostra fonte si legge: “Vorrebbe l’uomo giunger subito alle nozze della più bella; ma non è usanza che la minore (per tempo) si mariti avanti la maggiore. Or primo nella retta erudizione dell’uomo è il travaglio di operare le cose giuste, seconda la gioia di intendere le cose vere„. Bene il veglio solo è questo travaglio di operar la giustizia; la donna sola è questa operazion di giustizia, ma senza più travaglio. Tutti e due operano per la purificazione di Dante. Se Matelda lo trae al Letè e lo mena all’Eunoè, Catone comanda che gli si ricinga un giunco e gli si lavi il viso.1 E così, restando pensamento proprio del Poeta quello di porre dopo il secondo settennato una Lia veggente, una Lia non più laborans, il Poeta avrebbe seguito il Padre nel porre dopo il primo settennato, se non Lia di debili occhi, almeno ciò che Lia significa nell’interpretazione di lui: la operosa giustizia.
In vero ella è raffigurata in un vecchio solo, con lunga barba e lunghi capelli che tremolano come piume al suo severo parlare. La sua faccia è irradiata dalle quattro luci sante, dalle quattro stelle che sono ninfe nella divina foresta, dalle quattro