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la mirabile visione 469

teologicheria che, se non ad altro, mi ha condotto a trovare il tuo nome misterioso, o Matelda!

O arte che dici e canti e danzi e sai quanto basta, e intendi e operi, e sei pura e purifichi, e sei forte e afforzi; arte che ti fai una ghirlanda scegliendo fior da fiore in una pianura tutta gremita di fiori gialli e vermigli; arte a cui conduce lo studio, e che vivi in istato come di natura; arte cortese, arte pietosa, arte santa, arte piena d’amore, arte tutta innocenza: trai ancora quelli che Virgilio a te adduca, sovresso l’acqua di Letè, lieve come spola; menali ancora, quelli che Beatrice a te affida, a ber l’acqua d’Eunoè e ravvivane la virtù, e falli disposti a salire alle stelle, o la più gentile delle creature di Dante, Matelda!


IV.


CATONE


E non è assurdo pensare che, come Lucia è così chiamata da Dante, ad esprimere la bianchezza abbagliante di luce, che è la Grazia della remission di peccati, così Matelda nel suo nome abbia la ragion del suo essere.1 Chè il suo nome sembra ad alcuno contenere grecamente l’idea di apprendere e quella di gioia. Or Dante, sapesse o non sapesse di greco, il significato della radice math lo sapeva o lo indo-

  1. Fornaciari, Studii Danteschi, p. 171: «il suo nome sembra composto di due voci greche (μαθ da μανθάνω e ελδ da ἔλδομαι), per le quali vien proprio ad esprimere amore del sapere».