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466 | sotto il velame |
come li avrebbe seguiti quella di Adamo, se avesse voluto rimanere dove Matelda dimora, dove l’operare è onesto riso e dolce gioco: nell’Eden. Il ricordo della Fisica e del Genesi, a proposito dell’usura, ci dà il proprio nome dell’operazione dell’uomo nel Paradiso terrestre: arte. Ora Matelda è l’operare in esso Paradiso: dunque è l’arte.
Chè l’arte è virtù intellettuale, ed è abito operativo.1 E così Lia, che è l’orma di Matelda nel sogno, si piace allo specchio e nel tempo stesso si appaga dell’oprare e muove le belle mani e colle mani si adorna. Ciò è quanto dire che è intellettuale e operativa. Matelda, istessamente, sceglie fior da fiore, e ha gli occhi splendenti di lume: è operativa e intellettuale. È intellettuale: disnebbia l’intelletto di Dante con la luce che rende il salmo delectasti;2 è venuta presta a ogni questione di Dante “tanto che basti„;3 il che vuol dire che, quanto a intelletto, c’è chi val più di lei, ma pure anch’ella vale. E invero spiega a Dante la condizion del Paradiso terrestre; e quand’egli a Beatrice domanda ancor qualche cosa intorno a quello, Beatrice non risponde ma dice: Prega Matelda che il ti dica.4 E Matelda è operativa: è lei che tuffa Dante nel Letè, è lei che lo mena a bere all’Eunoè.5 È intellettuale e operativa: l’arte.
E le sue azioni verso Dante sono accompagnate a un risorgere della virtù di lui. Egli vide la donna sopra lui, per esserne tuffato nel Letè, “quando il cor virtù di fuor„ gli rese.6 Ed ella ravviva poi
- ↑ Summa 1a 2ae 57, 3.
- ↑ Purg. XXVIII 80 seg.
- ↑ ib. 83 seg.
- ↑ Purg. XXXIII 115 segg.
- ↑ Purg. XXXI 91 segg. XXXIII 127 segg.
- ↑ Purg. XXXI 91, XXXIII 128 seg.